Bomba d’acqua sulle Marche: 10 vittime e centinaia di sfollati

L’ondata di maltempo che ha investito le Marche è stata più violenta del previsto. Nella notte è esondato il fiume Misa a Senigallia, dieci persone hanno perso la vita tra acqua e fango, quattro sono ancora disperse e tra loro ci sono due bimbi. Centinaia gli sfollati.

Sul posto il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, per fare il punto della situazione con le forze e le strutture impegnate sul territorio. Sono circa 200 i vigili del fuoco al lavoro, con sezioni operative in rinforzo arrivate da Veneto, Emilia Romagna e Abruzzo. Nelle ore notturne hanno salvato decine di persone che si erano rifugiate sui tetti e sugli alberi. Centocinquanta sono stati gli interventi di soccorso per prestare assistenza alla popolazione.

“In questo momento le forze sono concentrate nella zona di Senigallia, la zona più critica, poi ad Ancona, Pesaro”, riferisce il portavoce dei vigili del fuoco, Luca Cari, che conferma che la situazione meteo, in mattinata, è migliorata: “C’è il sole e questo favorisce le operazioni perché l’acqua si ritira naturalmente”, afferma.

“Rabbia, tanta rabbia e tanto dolore per le persone, che stanno perdendo beni e soprattutto affetti familiari. Oltre a ciò, la consapevolezza che eventi meteo come quello, che sta colpendo le Marche, possono ripetersi già nelle prossime ore in altre zone d’Italia”, tuona Francesco Vincenzi, Presidente dell’Anbi. “Nessuno ora dica di non sapere, perché sono anni, che lo denunciamo in sintonia con la scienza, accrescendo l’allarme nei mesi scorsi: il territorio italiano è alla merce’ dei cambiamenti climatici e dell’estremizzazione degli eventi meteo dopo anni di mancati investimenti nella sicurezza idrogeologica dei territori”.

Nell’arco di poche ore, afferma il presidente  dell’Ordine dei Geologi delle Marche, Piero Farabollini, contattato da GEA, è caduta la metà della pioggia che cadrebbe in una zona costiera in un anno intero: “Noi non siamo preparati per smaltire questo surplus di acqua che arriva. Dobbiamo ragionare – aggiunge -in termini di adattamento climatico, argomento che finora ha avuto poca presa sul territorio, dobbiamo fare una manutenzione seria”.

(Photocredit: Anbi)

mariaelena.ribezzo

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