BARI VENTO FORTE 34 KILOMETRI ORARI SULLA COSTA MAREGGIATA SPIAGGIA WATERFRONT
Prospettive climatiche fosche per costa ed entroterra friulano nel prossimo futuro secondo l’Agenzia regionale per l’ambiente che proprio oggi ha diffuso lo studio ‘Il Friuli Venezia Giulia nel cambiamento climatico‘ aggiornato ad agosto. A causa dell’evidente cambiamento climatico in corso ad esempio l‘isola di Grado a fine secolo, cioè tra 75 anni, rischia seriamente di essere inondata a causa dell’innalzamento del livello del mare. Secondo le più aggiornate proiezioni climatiche globali (IPCC, 2021), scrivono infatti gli esperti, il livello del mare continuerà ad aumentare in modo irreversibile e progressivo, ma in diversa misura a seconda degli scenari relativi alle emissioni di gas climalteranti. Il rapporto tra l’aumento del livello del mare globale e quello nel Mediterraneo è complesso e oggetto di diversi studi, ma comunque studi internazionali indicano come per l’Alto Adriatico a fine secolo ci si attende un aumento medio del livello del mare intorno ai 40 cm (±20 cm) nello scenario a emissioni fortemente ridotte e intorno ai 70 cm (±30 cm) nello scenario emissioni crescenti.
Alcuni effetti a livello locale dell’innalzamento dell’Adriatico sono messi in luce da Fontolan ed altri (2023) che hanno analizzato scenari di inondazione costiera per l’isola di Grado nell’attualità e nel futuro. Gli autori evidenziano come, pur considerando una proiezione futura di innalzamento del livello del mare all’anno 2100 ottimistica (+40 cm), un evento di acqua alta con tempi di ritorno di 30 anni (innalzamento del livello del mare pari a 128 mm sul livello medio), a fine secolo provocherebbe danni ben più rilevanti rispetto ad oggi. Infatti la mareggiata sommergerebbe gran parte della cittadina. Arpa ricorda che durante il XX secolo il livello medio globale del mare è aumentato alla velocità di 1,5-2 mm all’anno, ma durante gli ultimi 30 anni l’aumento ha raggiunto circa 3 mm all’anno. Una delle conseguenze rilevanti per il litorale del Friuli Venezia Giulia è, in media, la crescente frequenza di eventi di ‘acqua alta’. Ma non è solo il livello del mare a preoccupare: la regione infatti si trova tra il Mediterraneo e l’arco alpino: due hot spot per i cambiamenti climatici. I dati registrati in questa regione confermano un aumento più marcato delle temperature rispetto al dato medio mondiale e una diminuzione delle piogge estive. In pianura rispetto a una temperatura media annua di 12,8 °C, che era la norma nel trentennio 1961-1990, negli ultimi anni si sono raggiunti valori decisamente superiori, con il picco di 14,8 °C del 2024.
L’estate è chiaramente la stagione con il tasso di incremento maggiore e mostra un aumento delle giornate in cui la temperatura massima supera la soglia dei 30 °C: il numero dei giorni caldi è passato da poco più dei 30 degli anni ‘90 ai 60 nell’ultimo quinquennio. Simile risulta l’aumento delle notti tropicali in cui la temperatura minima supera i 20 °C. I giorni di gelo (in cui la temperatura minima è più bassa di 0 °C), al contrario, stanno diminuendo a tutte le altitudini. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalle precipitazioni: in regione in estate pioverà sempre meno. I tassi di diminuzione media delle piogge su pianura e costa e sulle Prealpi sono infatti pari a 1,6-1,7 mm/anno, mentre il tasso di diminuzione del numero medio di giorni estivo è di 0,05-0,06 giorni all’anno. L’andamento futuro delle precipitazioni è comunque complesso da delineare, ammettono gli esperti. Utilizzando il panorama emissivo RCP8.5 (cioè si continua ad inquinare) le proiezioni climatiche prefigurano, per il futuro lontano, nelle diverse zone della regione un aumento delle precipitazioni invernali dal +10 al +20% rispetto al dato medio storico. Molto rilevante è la diminuzione delle piogge estive, stimate nel futuro lontano nel medesimo panorama emissivo, che in alcune zone della regione potrebbero risultare inferiori del 30%.
Infine l’ultimo drammatico dato: “La riduzione dei ghiacciai dovuta al cambiamento climatico in Friuli Venezia Giulia è evidente“. Per gli esperti “le evidenze geomorfologiche hanno permesso di ricostruire le aree ed i volumi dei ghiacciai al loro picco di estensione olocenica (cioè nell’era geologica attuale, quella dell’uomo, ndr), e di calcolare quindi poi nel dettaglio di quanto essi si siano ridotti in un arco temporale complessivo di circa 150 anni. Va però sottolineato come una gran parte di questa riduzione si sia verificata in una rapida fase iniziata dalla metà degli anni ’80 del ‘900. In questa recente fase climatica di repentino cambiamento, indotta dal riscaldamento globale di origina antropica, si è avuta la scomparsa di circa il 60-70% di tutto quello che era rimasto dall’ultima espansione olocenica della Peg (piccola era glaciale). Complessivamente, oggi rimangono circa solo il 17% dell’estensione areale ed il 4% del volume dei corpi glaciali delle Alpi Giulie”.
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