The Milky way over the vineyards.
Le nuove frontiere dell’agricoltura si spostano nello spazio. Gli scienziati australiani hanno annunciato di voler provare a coltivare piante sulla luna entro il 2025 con come parte di una nuova missione svelata venerdì con l’obiettivo di sviluppare una colonia permanente. “Questo progetto è un primo passo verso la coltivazione di piante per la produzione di cibo, medicine e ossigeno, elementi cruciali per stabilire la vita umana sulla luna“, affermano i ricercatori in una nota. Brett Williams, biologo presso la Queensland University of Technology, spiega che i semi saranno trasportati dalla navicella spaziale Beresheet 2, una missione privata israeliana. Dopo l’atterraggio e una volta nel terreno, i semi verranno annaffiati in una camera sigillata e gli scienziati osserveranno eventuali segni di germinazione.
Le tipologie di piante ‘spaziali’ verranno scelte in base alla loro capacità di resistere a condizioni climatiche estreme ma anche in base alla velocità della loro germinazione. La missione ha l’obiettivo di “creare le premesse per la vita umana sulla Luna” e potrebbe diventare un laboratorio per trovare soluzioni ai problemi di sicurezza alimentare causati dal riscaldamento globale, come suggerisce Caitlin Byrt, professore all’Australian National University. “Se puoi creare un sistema per coltivare piante sulla Luna, allora puoi creare un sistema per coltivare cibo in alcuni degli ambienti più difficili della Terra“, riferisce in una nota.
Questo progetto, guidato dall’organizzazione Lunaria One, che comprende scienziati australiani e israeliani, non è il primo del genere. A maggio la Nasa aveva annunciato la crescita di alcune piante in pochi grammi di suolo lunare, ma in questo caso era stato portato sulla Terra dagli astronauti delle missioni Apollo 11, 12 e 17. Per il loro esperimento, i ricercatori avevano utilizzato solo 12 grammi di suolo lunare (pochi cucchiaini), raccolto da diversi punti della Luna durante le missioni del programma Apollo, iniziate nel 1969 e concluse nel 1972. In piccoli vasi delle dimensioni di un ditale, avevano inserito circa un grammo di terreno (chiamato regolite), aggiungendo acqua e semi e, quotidianamente, una soluzione nutritiva. Dopo due giorni, i semi dei campioni lunari erano germinati. L’Australia, invece, punta più in alto, mirando a coltivare direttamente nello spazio.
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