Aerial view of a single fishing boat on the dry surface of a drought lake bed. Taken via drone. Burdur, Turkey.
Assenti, per il momento, alla Cop27, Stati Uniti e Cina ribadiscono il loro impegno a difesa del clima. Le due potenze economiche, e due tra i Paesi più inquinanti al mondo, non vogliono far mancare il loro impegno, dicono, e promettono azioni. Il presidente americano Joe Biden rimarrà “determinato” nella lotta al cambiamento climatico indipendentemente dall’esito delle elezioni di mid term negli Stati Uniti, ha annunciato l’inviato statunitense per il clima John Kerry. Biden sa che un Congresso a maggioranza repubblicana, come quello che sembra delinearsi dai sondaggi, rischia di bloccare i suoi progetti di legge ‘ambientali’. “Il presidente è più determinato che mai a continuare quello che stiamo facendo”, indipendentemente dall’esito del voto.
Anche in assenza del presidente cinese Xi Jinping a Sharm el-Sheik, il suo inviato per il clima Xie Zhenhua ha ribadito “la determinazione della Cina a partecipare attivamente alla governance climatica globale“. “Quest’anno, gli eventi meteorologici estremi sono stati frequenti con gravi danni in molti continenti del mondo. Le crisi energetiche e alimentari hanno colpito il mondo una dopo l’altra e il processo di azione per il clima sta affrontando sfide serie“, ha affermato Xie. A questo proposito, “il multilateralismo, la solidarietà e la cooperazione sono sempre state la soluzione alle nostre difficoltà“, ha insistito.
Al termine della Cop26, a Glasgow, sembrava che si fosse creata una sottile linea verde tra gli Stati Uniti e la Cina. Pechino aveva detto che si sarebbe messo a lavorare con Washington sul piano delle tecnologie innovative per implementare l’uso delle rinnovabili, i sistemi di accumulo e il risparmio energetico. Non solo: si era pure parlato di intese riguardo le pratiche illegali riguardanti la deforestazione e l’introduzione di standard per le politiche di decarbonizzazione. Ma le recenti tensioni su Taiwan hanno congelato le buone intenzioni.
Punto chiave delle due settimane di dibattito, alla Cop è stata ufficialmente inserita all’ordine del giorno la questione delle perdite e dei danni ,il famoso loss&damage, subiti dai Paesi del Sud. A Sharm el-Sheikh è arrivata infatti l’astronomica previsione di quanti miliardi di dollari all’anno, circa 2.400, serviranno ai Paesi del sud del mondo per affrontare i cambiamenti climatici. A nome dell’Alleanza dei piccoli Stati insulari, il premier di Antigua e Barbuda, Gaston Browne, ha chiesto che già “nella conferenza in corso” venga istituito un fondo per risarcire le “perdite e danni” causati dal riscaldamento globale. Per finanziarlo, Browne ha auspicato l’imposizione di una tassa globale sui profitti delle compagnie petrolifere. “Dobbiamo rispettare il principio ‘chi inquina paga’, in solidarietà“, ha detto il presidente senegalese e dell’Unione africana Macky Sall.
Di certo è che i governi sono stati ‘distratti’ dalla lotta ai cambiamenti climatici dalla guerra in corso in Ucraina. “L’invasione russa dell’Ucraina ha distratto i governi in tutto il mondo dagli sforzi per combattere i cambiamenti climatici“, ha riconosciuto il Presidente ucraino, Volodymir Zelensky, nel suo intervento, online, alla Cop27. “Non ci possono essere politiche sul clima efficaci senza pace“, ha dichiarato.
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