Protesters wearing heads of UK politicians and world leaders hold up placards in Westminster, central London at a demonstration by the climate change protest group Extinction Rebellion, on April 21, 2023, during Extinction Rebellion's The Big One event. - Environmental group Extinction Rebellion (XR) kicked off four days of action in London on Friday, ushering in a far less disruptive and more inclusive method than the mass lockdowns that have been its trademark. (Photo by Susannah Ireland / AFP)
Se in Italia arriva la stretta contro i cosiddetti ‘eco-vandali’, gli altri Paesi non sono da meno. L’ultimo, in ordine di tempo, è la Gran Bretagna, con la nuova legge sull’ordine pubblico approvata dal Parlamento britannico mercoledì. Ma non tutti sono d’accordo. A scagliarsi contro la nuova legislazione varata, in particolare, per contrastare le azioni delle organizzazioni ambientaliste come Extinction Rebellion e Just Stop Oil, che spesso negli ultimi mesi hanno bloccato strade, ponti e infrastrutture, è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, secondo il quale la norma “impone restrizioni gravi e ingiustificate” ai diritti umani e per questo Londra dovrebbe fare un passo indietro. La legge estende i poteri della polizia di fermare e perquisire le persone, anche senza sospetti, e, secondo l’Alto Commissario Volker Türk definisce “alcuni nuovi reati in modo vago ed eccessivamente ampio, imponendo sanzioni penali inutili e sproporzionate per chi organizza o partecipa a manifestazioni pacifiche”.
La legge approvata dal Parlamento britannico è ben diversa dal ddl Beni culturali italiano, che prevede multe per chi distrugge, deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici, ma non affronta, per esempio, il tema dei blocchi stradali. Quella inglese, secondo l’Alto Commissario, è “profondamente preoccupante” perché contraria agli obblighi internazionali del Regno Unito in materia di diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione.
Türk è particolarmente critico nei confronti dei nuovi “ordini di prevenzione di gravi disordini” che, tra l’altro, consentiranno ai tribunali britannici di vietare alle persone di trovarsi in certi luoghi in determinati momenti e di limitare il loro uso di Internet. “I governi hanno l’obbligo di agevolare le manifestazioni pacifiche, proteggendo al contempo la popolazione da disagi gravi e duraturi. Ma il rischio serio è che tali ordini limitino preventivamente il legittimo esercizio dei diritti di un individuo“, afferma. Facendo preciso riferimento alle battaglie degli ambientalisti: “Poiché il mondo si trova ad affrontare la triplice crisi globale del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento, i governi dovrebbero proteggere e facilitare le proteste pacifiche su queste questioni esistenziali, non ostacolarle e bloccarle“.
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