Negli ultimi cinquant’anni, dal 1971 al 2022, i capoluoghi di Regione italiani hanno registrato un significativo aumento della temperatura media annua, con valori particolarmente elevati nell’ultimo decennio. Secondo un focus dell’Istat, l’analisi delle stazioni termo-pluviometriche mostra che, rispetto alla media del trentennio 1981-2010, le anomalie climatiche forniscono un chiaro quadro del cambiamento climatico in corso. Dopo un punto di svolta alla fine degli anni ’80, dal 1997 le anomalie sono state costantemente positive, eccezion fatta per il 2005 e il 2010. La temperatura media ha raggiunto per la prima volta i 16°C nel 2014, superando di circa 1,1°C il valore climatico di riferimento. E il 2022 si distingue come l’anno più caldo dal 1971, con una temperatura media di circa 16,6°C e un’anomalia termica di +1,7°C rispetto al CLINO considerato. Le città con le anomalie più elevate sono Roma (+2,7°C) e Milano (+2,5°C), seguite da Perugia (+2,3°C) e Torino (+2,1°C), mentre quelle più contenute si registrano ad Ancona (+0,7°C), Palermo (+0,9°C) e Bari (+1°C).
Restando in città l’Istat ha calcolato anche il differenziale di temperatura tra le aree urbane e quelle vegetate a Milano, Roma e Napoli. Ebbene, nel capoluogo lombardo le temperature nelle aree urbane e vegetate mostrano escursioni comprese tra -0,5°C (zone altamente vegetate) e +3,7°C (zone urbanizzate), uno sbalzo simile a Napoli. Mentre a Roma si rilevano significative variazioni medie, che arrivano a un massimo tra +4,3°C e 5,5°C. Proprio “l’urbanizzazione è causa di pressioni sull’ambiente naturale. Gli effetti del cambiamento del clima possono intensificare tali pressioni e aumentare la vulnerabilità delle città, rappresentando, quindi, una sfida per le città che, per accrescere la resilienza, devono considerare azioni di adattamento e di mitigazione, in un’ottica di sostenibilità“, si legge nel focus ‘Misure statistiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici: realtà in ambito urbano e nuove geografie per l’agricoltura’ di Istat. E “un indicatore della pressione sull’ambiente generata dal traffico veicolare è il tasso di motorizzazione, che in Italia presenta il valore più alto dell’Unione europea (682 autovetture per mille abitanti contro una media Ue di 564 nel 2022), in aumento dell’1,2% sull’anno precedente e in crescita ininterrotta dal 2013 (+12,3%)”. Con questi numeri è naturale che “la preoccupazione per i cambiamenti climatici e l’effetto serra siano tra le prime cinque preoccupazioni ambientali delle persone (14 anni e più): lo è per circa il 71% delle persone (2022 e 2023)”, sottolinea l’istituto di statistica e “nel tempo la quota di persone preoccupate di questo aspetto è gradualmente aumentata (dopo la flessione dovuta alla pandemia), seppure in misura minore tra gli uomini e nelle fasce d’età più anziane”. Molte persone adottano comportamenti ecocompatibili, come non sprecare energia e acqua, acquistare prodotti a chilometro zero, evitare prodotti usa e getta, scegliere mezzi di trasporto alternativi all’auto e/o altri veicoli a motore privati o comprare prodotti biologici (13,7%). Tuttavia, conclude l’Istat, “i comportamenti ecocompatibili risultano meno frequenti nelle fasce di età più giovani e tra gli uomini. Circa la metà dei 14-24enni fa abitualmente attenzione a non sprecare l’acqua (49,5%) e l’energia (48,6%), contro i tre quarti circa delle persone di 55 anni e più (73,9% per l’acqua; 76,6% per l’energia)”.
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