L’orto dei Papi e i giardini bio dove vivranno gli ultimi pini di Roma

Bando a pesticidi e fertilizzanti chimici, largo a compost, insetti antagonisti e trappole con feromoni. Nei giardini vaticani, 15 ettari curati al centimetro con sette chilometri di siepi, 2.500 alberi e tre ettari di bosco volutamente allo stato brado, dal 2021 tutto è biologico. Qui trovano rifugio papere, scoiattoli, pappagallini, qualche gatto. Un piccolo orto, grande circa mille metri quadrati, fornisce a Casa Santa Marta e al monastero di Mater Ecclesiae verdura di stagione e agrumi per Papa Francesco e Benedetto XVI.

Nello Stato Città rifiuti, acqua, giardini viaggiano insieme. Il progetto è ambizioso: “Siamo riusciti a concretizzare tante cose che pensavamo impossibili“, confessa a GEA Rafael Tornini, responsabile del Servizio giardini e ambiente, nella direzione infrastrutture e servizi del governatorato.

Il concept è “ristabilire un equilibrio completamente naturale. L’idea è dimostrare che si può fare qualcosa per la salvaguardia del Pianeta, praticando l’ecologia integrale e una ‘vita circolare’“, spiega.

Un percorso iniziato nel 2017, per arrivare, in soli quattro anni, a una gestione bio dei giardini al 100%. Non un lavoro semplice: “Per il biologico serve più controllo delle piante, un controllo visivo, serve capire i tempi di sviluppo e attacco dei parassiti“, afferma l’esperto. Per individuare i periodi di riproduzione, di svernamento, i percorsi dei parassiti, si utilizzano le trappole di ferormoni, in modo da fornire il prodotto biologico nel tempo esatto e colpire con sicurezza: “Il biologico funziona quando ci sono tutte le condizioni adatte a farlo funzionare“.

Con il programma ‘Giardini Bio’, il Vaticano è riuscito ad abbattere i problemi nei grandi giardini, ma il lavoro scientifico è stato accurato. “Abbiamo un agronomo con il quale stiliamo un programma e man mano studiamo“. Uno studio sulla lotta alla Toumeyella, la cocciniglia tartaruga che sta devastando i pini di Roma, ha permesso di salvare gli alberi tra le mura leonine: “Per i pini fuori da qui questo forse sarà l’ultimo anno di vita, i nostri stanno bene, lavoriamo con prodotti naturali. Siamo riusciti a contrastare la cocciniglia tartaruga con la scienza“, rivendica Tornini.

Il lancio degli insetti utili viene fatto principalmente in serra, ma ci siamo resi conto che eliminando i pesticidi chimici, col tempo, gli antagonisti sono arrivati da soli“, spiega. Nella serra artigianale si riproducono tramite talea il bosso, per le siepi, la lantana, le ortensie. Con un risparmio non da poco, considerando che solo le siepi richiedono una sostituzione di circa 500 piante all’anno.

Il biologico insomma funziona, ma, avverte, “non basta dare il prodotto a caso, va studiato“. Un altro segreto è cambiare il metodo di potatura (meno drastica, più di contenimento) e fertilizzare con prodotti organici, per “riequilibrare la pianta“: “A inizio stagione, dopo una certa lavorazione e l’uso del nostro compost – racconta – le piante erano di un verde spettacolare“.

Un progetto per il futuro, oltre a due tipi di compost che si producono, uno di origine alimentare, dagli scarti delle mense, e uno di origine vegetale, dagli scarti di potatura e dagli sfalci dei prati, è la realizzazione di una catena di humus di lombrico: “È eccezionale, lo otterremo sempre con prodotti nostri, con una miscela dei compost che abbiamo, secondo me elimineremo anche il fertilizzante biologico che diamo di rinforzo al compost“.

Quanto ai macchinari agricoli, per ora i trattorini vaticano vanno a benzina, ma le tagliasiepi sono elettriche e, assicura il responsabile ambiente, “piano piano arriveremo ad avere tutto elettrico“. Anche la pulizia dello Stato e di piazza San Pietro sarà fatta con una spazzatrice elettrica, già prevista nel nuovo appalto.

All’esterno, l’attenzione ai metodi vaticani è tanta: “L’anno scorso sono stato invitato a Cordoba, in Spagna, per una conferenza all’interno di una manifestazione, si inizia a ragionare sull’ecologia integrale. Ci sono anche tanti agronomi privati che chiedono informazioni e anche l’Università La Sapienza ci ha chiesto di venire a fare uno studio sulla fauna degli insetti, per mapparla“.

Giulia Proietto Billorello

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