In Kenya mattoni dalla plastica riciclata. “È un materiale incompreso”

Nzambi Matee ha 30 anni, vive in Kenya, è ingegnera e per lei la plastica è “un materiale incompreso”. Così ha deciso di raccogliere bidoni di olio, vasetti di yogurt e ogni altro rifiuto in plastica per frantumarli in piccole scaglie e trasformarli in mattoni eco-responsabili da utilizzare in edilizia. Più resistenti, più leggeri e più economici di quelli in cemento, sono già stati utilizzati per la pavimentazione di marciapiedi e strade a Nairobi e presto potrebbero diventare un materiale alternativo per la costruzione di case a basso costo. Ogni giorno, la sua azienda, la Gjenge Makers, produce 1.500 mattoni per uso domestico o industriale.

A Nairobi produciamo circa 500 tonnellate di rifiuti di plastica ogni giorno, e solo una parte di questi viene riciclata – ricorda l’imprenditrice – e quindi mi sono chiesta: cosa succede a tutti questi rifiuti?”. Da qui è nata l’idea della sua start up, ma ci sono voluti anni per perfezionare il prototipo e progettare le macchine necessarie a realizzarlo. Nel 2019 ha preso il via la produzione dei mattoni.

La plastica triturata viene mescolata con della sabbia e sottoposta a temperature estreme, diventando così un materiale viscoso e malleabile che viene modellato in mattoni di tutte le dimensioni. Il prodotto finale è da due a sette volte più resistente del cemento, ma due volte più leggero e costa il 15% in meno. La plastica è per sua natura fibrosa e l’esclusivo processo di produzione aiuta a prevenire la formazione di sacche d’aria. Questo consente al prodotto finito una maggiore resistenza rispetto ai mattoni convenzionali, che possono rompersi sotto la pressione eccessiva o con il passare del tempo. Nel 2021 l’azienda ha riciclato 50 tonnellate di plastica, ma quest’anno punta a raddoppiare la cifra.

Non tutta la plastica, però, è adatta a essere trasformata in mattoni: dei sette principali tipi di questo materiale, solo quattro possono essere recuperati. Il PET – utilizzato in particolare per le bottiglie, uno dei grandi flagelli per l’ambiente – non è per il momento compatibile, ma l’azienda spera di trovare una soluzione. “È possibile fare di più, dobbiamo fare di più. Siamo solo una goccia nell’oceano”, spiega la giovane ingegnera, che sta lavorando a un nuovo prototipo per realizzare una casa entro la fine dell’anno.

Nadia Bisson

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