(FILES) This file photo taken on November 20, 2014 shows an aerial view of the Great Barrier Reef off the coast of the Whitsunday Islands, along the central coast of Queensland. - Despite warnings, Australia's efforts to save the Great Barrier Reef still fall short of protecting the world's largest coral reef system from pollution and climate change, experts said on November 28, 2022. (Photo by SARAH LAI / AFP)
“Giornalisti, parlate delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore“. Inizia così la lettera aperta ai media italiani quella sottoscritta da 92 scienziati, tra cui il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, Antonello Pasini – Primo ricercatore, Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (Cnr-Iia), Giorgio Vacchiano – professore associato in Gestione e pianificazione forestale, Università degli Studi di Milano, e Presidente Climate Media Center Italia, con la quale si chiede di parlare delle cause e delle soluzioni alla crisi climatica in atto.
“I media italiani parlano ancora troppo spesso di ‘maltempo’ invece che di cambiamento climatico. Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni – scrivono – È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del virus SARS-CoV-2, o della soluzione, i vaccini“.
100 scienziati italiani hanno firmato un appello ai media, invitandoli a parlare delle cause degli eventi che ci hanno colpiti e delle loro soluzioni. Spesso infatti si parla di “maltempo” invece che di cambiamento climatico. E, quando se ne parla, se ne parla in maniera generica, omettendo la causa primaria, l’utilizzo di combustibili fossili che generano gas serra, e le soluzioni principali, la rapida eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, la decarbonizzazione attraverso le energie rinnovabili e politiche di adattamento per proteggere persone e territori da quegli effetti del cambiamento climatico divenuti ormai irreparabili.
Per gli scienziati, “non parlare delle cause dei sempre più frequenti e intensi eventi estremi che interessano il nostro pianeta e non spiegare le soluzioni per una risposta efficace rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate. Per queste ragioni, invitiamo tutti i media italiani a spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro“. Perché, “è nostra responsabilità, come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire chiaramente di ogni minaccia alla salute pubblica. Ed è dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate”.
Come ricordano gli scienziati, “nel suo ultimo rapporto, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC) è chiarissimo su quali siano le cause principali del cambiamento climatico: le emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili. Ed è altrettanto chiaro su quali siano le soluzioni prioritarie: la rapida eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, e la decarbonizzazione attraverso le energie rinnovabili. È questa la strategia giusta per fermare l’aumento delle temperature, ed è tecnologicamente ed economicamente attuabile già oggi. A questo devono aggiungersi politiche di adattamento per proteggere persone e territori da quegli effetti del cambiamento climatico divenuti ormai irreparabili”.
Siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico, è l’appello. “Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050. Possiamo farlo anche grazie a una corretta comunicazione e alla cooperazione tra noi tutti”.
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