Produrre biometano a partire dai residui liquidi delle attività di distillazione per rifornire 3mila famiglie. E’ l’impresa delle Distillerie Bonollo Umberto che hanno inaugurato a Conselve (Padova) il loro impianto di biometano, il primo di questo genere in Italia, allacciato direttamente alla rete di distribuzione di Italgas. Il quantitativo medio prodotto giornaliero sarà di 10mila metri cubi, per un complessivo annuo di circa 2,5 milioni di metri cubi. Questo quantativo di gas rinnovabile consente di sostituire, in una logica di economia circolare, un ammontare equivalente di gas di origine fossile e di distribuirlo in rete a famiglie e imprese.
L’opera, nel suo complesso, ha richiesto 16 mesi di lavorazioni necessarie a effettuare l’upgrade tecnologico del precedente impianto di produzione di biogas e alla costruzione del collegamento per l’immissione del biometano nella rete Italgas. Un risultato reso possibile dalla volontà di Bonollo unita alla trasformazione digitale della rete di distribuzione di Italgas, elemento fondamentale per lo sviluppo dei gas rinnovabili e sul quale il Gruppo ha iniziato a investire nel 2018. Fra i motivi, spiega l’ad di Italgas Reti Pier Lorenzo Dell’Orco, la chiara direzione indicata dall’Unione Europea con il RePowerEU: “Aumentare di sette volte la produzione attuale di biometano entro il 2035, per arrivare a 35 miliardi di metri cubi. Ad oggi i Paesi leader sono Germania e Francia, l’Italia è indietro e si ferma al 5% della produzione europea. Ma è un’opportunità, un obiettivo sfidante”. Ecco perché Italgas sposta il paletto molto più in alto, con l’obiettivo di realizzare entro il 2028 almeno 150 connessioni come quella della Bonollo. “Sono già in lavorazione altre 140 richieste – spiega Dell’Orco -, ne abbiamo vagliate positivamente una cinquantina. Sono tutte al Centro e al Nord Italia, in pole position c’è il Piemonte con 70 richieste”.
Secondo l’ad di Italgas reti, però, si potrebbe fare di più per favorire iniziative come quella di Bonollo, e quindi ampliare le possibilità di allaccio alla rete da parte degli impianti di biometano. Per esempio modificando il carico economico, come succede nel resto d’Europa. “Oggi in Italia – spiega – l’80% dei costi è a carico del titolare dell’impianto e il 20% a carico del gestore della rete. Noi siamo favorevoli a ribaltarlo, vorremmo fosse il contrario”, perché “è una sfida che va a favore della filiera industriale italiana oltre che della sostenibilità”.
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