La finanza green in Europa vive quasi due vite. Da una parte il patrimonio gestito dei fondi cosiddetti ‘verdi’ raggiunge il record di 5.200 miliardi di euro, dall’altra continua il deflusso di denaro dagli stessi fondi soprattutto nell’ultimo trimestre 2023. Matthieu David, Branch General Manager per l’Italia di Candriam, prova a fare chiarezza.
Come si spiega questo doppio andamento?
“Negli ultimi due decenni, gli investimenti sostenibili si sono evoluti da investimenti di nicchia a opportunità mainstream. La forte domanda per le strategie di investimento sostenibili è stata spinta in particolare dal riconoscimento che l’inclusione di fattori Esg consente una gestione del rischio più completa e permette di individuare interessanti aree di crescita. Siamo fermamente convinti che l’interesse verso questo tipo di investimenti continuerà nel lungo termine. Guardando in generale al settore, i deflussi devono essere analizzati da diversi punti di vista. In primo luogo, come qualsiasi altro strumento finanziario, i fondi Esg sono influenzati dai movimenti a breve termine dei mercati e dall’evoluzione delle tendenze. Gli investitori poi stanno diventando più attenti al greenwashing. Infine, sebbene vi siano state alcune critiche nei confronti dell’Esg, queste non riguardano il loro valore; piuttosto, sono dovute principalmente a confusione e dubbi degli investitori su terminologia e dati”.
Il maggior deflusso nell’ultimo trimestre 2023 è riferito ai fondi verde chiaro, art. 8, mentre iniziano i prelievi anche i verde scuro, art. 9. Ecco, quanto incidono le preoccupazioni di greenwashing e il contesto normativo in continua evoluzione?
“Gli investitori stanno diventando più attenti e riescono a identificare meglio ciò che è veramente sostenibile. I timori di greenwashing sono legittimi in alcuni casi ed è importante che si faccia una due diligence approfondita sulle metodologie Esg, sui rating, sui dati. Tuttavia, è importante assicurarsi che le aspettative siano allineate con approcci diversi alla sostenibilità, ovvero cosa ci si aspetta da un’azienda completamente sostenibile rispetto a cosa significa investire per sostenere la transizione. In Candriam guardiamo con favore agli sforzi normativi volti a creare maggiore trasparenza e chiarezza in materia di Esg”.
Cosa chiedete ai regolatori?
“C’è ancora un po’ di confusione sui requisiti di disclosure, sulla disponibilità di dati e standard comuni. Se da un lato i quadri normativi possono essere molto utili, dall’altro è importante che gli investitori non esitino a fare un’ulteriore due diligence e a comprendere veramente gli approcci sottostanti, le metodologie, le fonti di dati. In qualità di gestore patrimoniale leader in questo ambito e impegnato negli investimenti sostenibili da oltre 25 anni, abbiamo sviluppato metodologie, analisi e processi proprietari per integrare la sostenibilità in tutte le nostre attività”.
Quanto incidono gli alti tassi di interesse, l’inflazione, i timori di recessione tra alcune delle principali economie mondiali e i rischi geopolitici sulla scelta di investimento e soprattutto sulla redditività?
“Le complesse prospettive globali per il 2024 richiedono un approccio paziente agli investimenti. Nell’obbligazionario raccogliamo carry attraverso il credito investment grade e il debito dei mercati emergenti. Nell’azionario, la resistenza del mercato, unita all’approccio paziente della Fed, suggerisce una strategia selettiva a favore dei settori che potrebbero beneficiare di una crescita economica sostenuta e di un’inflazione gestibile. La tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale, e l’healthcare possono offrire valide opportunità. Infine, vediamo opportunità nei titoli che hanno sofferto di vendite forzate e talvolta indiscriminate, come le small cap e i titoli legati al clima, ma per una loro sovraperformance serve nel primo caso che gli indicatori di business registrino una ripresa più decisa, nel secondo che i tassi si stabilizzino”.
Il mercato sembra più inebriato dall’intelligenza artificiale che dalla transizione? In America c’è stato un forte ridimensionamento degli investimenti Esg. Quanto è un problema anche per l’Europa?
“In termini di approcci Esg, ci sono differenze fondamentali tra Usa ed Europa. Mentre negli Stati Uniti si tende a guardare il tema principalmente attraverso lenti di materialità finanziaria/dovere fiduciario, l’Europa si è concentrata sulla doppia materialità. L’Ue ha sviluppato direttive e standard normativi per sostenere i flussi finanziari verso attività sostenibili, definendo al contempo standard per il numero sempre crescente di prodotti di investimento sostenibili. Tra questi, la Sfdr (Sustainable Finance Disclosure Regulation, ndr) è stata introdotta per aumentare e armonizzare le informazioni fornite dagli operatori sui prodotti di investimento e sulle loro stesse operazioni, sostenendo così la trasparenza e rendendo più facile per gli investitori comprendere, valutare e confrontare i prodotti. Il suo nucleo principale è il concetto di doppia materialità. In Candriam riteniamo che l’interesse verso gli investimenti sostenibili sia ancora presente e destinato a rimanere nel lungo termine, un aspetto fortemente riconosciuto anche dagli investitori europei. Siamo fermamente convinti che nel lungo periodo questa tendenza sarà riconosciuta anche dagli investitori di altre regioni del mondo”.
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