Non adesso. E’ la risposta che il presidente di Stellantis, John Elkann, ha dato a Luigi Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera, che gli aveva rinnovato l’invito a partecipare ad un’audizione congiunta dinnanzi alle Commissioni parlamentari di Camera e Senato per discutere in Parlamento del piano industriale del Gruppo, della continuità produttiva e del mantenimento dei posti di lavoro. Non è un “mai”, semmai si tratta di un ‘dopo’. Dopo cosa? Sicuramente almeno dopo la chiusura del tavolo di interlocuzione con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove è stato delegato Jean-Philippe Imparato, a capo della regione Europa, con il pieno mandato di chiudere positivamente i colloqui. L’appuntamento è per il 17 dicembre, poi si vedrà. Anche se Uil e Uilm chiedono un incontro prima del tavolo al Mimit per “ fare piena chiarezza sugli impegni occupazionali, produttivi e industriali di Stellantis in Italia”, in modo che Elkann “parli prima ai rappresentanti dei lavoratori, spiegando i programmi per l’Italia e come si vuole invertire l’attuale direzione di marcia che – concludono – rischia di causare conseguenze senza precedenti nel nostro Paese”.
A nulla valgono quindi, per il momento, gli appelli bipartisan a Elkann per presentarsi in Parlamento e presentare il piano industriale. Ma tutti sembrano tirare un sospiro di sollievo dopo le dimissioni di Tavares. A partire dal ministro Adolfo Urso, che con il presidente di Stellantis si è sentito già lunedì sera e che si è detto “fiducioso sul fatto che nel tavolo già convocato per il 17 di dicembre si possa condividere un Piano Italia che ponga il nostro Paese, il nostro sistema produttivo, al centro dello sviluppo dell’auto europea e al centro della strategia di Stellantis in Italia, che torna ad essere centrale”.
Rimangono le perplessità sulla buonuscita ricevuta dal manager portoghese per lasciare l’incarico con oltre un anno di anticipo. Lunedì circolavano numeri che arrivavano fino a 100 milioni di euro. “Molto imprecise e lontanissime dalla realtà”, sottolinea un portavoce di Stellantis, anche se il Gruppo non divulga i dettagli delle dimissioni dei propri dipendenti, dirigenti compresi, se non nei casi previsti dalla legge nel rispetto della loro privacy, mentre è tenuta a rendere nota la retribuzione dei propri amministratori delegati nella relazione annuale sulle retribuzioni della società. Su quella cifra già si erano scatenate polemiche, con il vicepremier Matteo Salvini che le aveva definite “buonuscite assolutamente farneticanti” visto che “c’è gente che dovrebbe restituirli i soldi, non prenderli”. Ma anche l’altro vicepremier, Antonio Tajani, non è più morbido, sottolineando che “visto che ci sono tanti mezzi per pagare la buonuscita di Tavares, un po’ di soldi si possono investire anche per il rilancio dell’azienda”.
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