Energia, il futuro ‘possibile’ con le rinnovabili: Sfida da vincere, nucleare in aiuto

Futuro e innovazione. Passando attraverso l‘energia, “elemento chiave per accompagnare e per dare l’impulso alla crescita” delle imprese e più in generale dell’economia di un Paese. Ne è convinto Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione industriali Torino, che nell’ambito di Biennale Tecnologia 2024 ha organizzato l’evento ‘Energie possibili’ “per valutare insieme agli esperti quanto le alternative siano realmente possibili, e magari già pronte e attuabili”. Perché, la neutralità climatica, è fondamentale per le imprese, ma “la transizione ecologica non deve lasciare indietro nessuno. La decarbonizzazione deve essere raggiunta attraverso più strade”. E guardando allo scenario mondiale, Marsiaj evidenzia come, per essere competitivi, sia necessario “reperire risorse per finanziare la ricerca. Fondamentale è la collaborazione tra pubblico e privato, tra imprese grandi e piccole, con le università, associazioni, istituti di ricerca e startup”, conclude.

Di fatto, gli investimenti nelle rinnovabili sono in costante crescita da 20 anni a livello globale, perché sono le tecnologie più competitive e quelle che riducono i costi: nel 2022 l’energia elettrica rinnovabile ha fatto risparmiare, secondo Irena, 521 miliardi di dollari nel mondo, di cui 25 miliardi solo in Italia. Ed è anche per questo che nel mondo oltre l’80% di nuova potenza elettrica realizzata nel 2022 è rinnovabile (300 GW su 360 GW), una percentuale salita all’87% nel 2023. L’Italia “può e deve fare di più”: secondo Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, a fine 2023 erano installati 66 GW di potenza rinnovabile. Per raggiungere i 142 GW entro il 2030, tenendo conto che 8 GW degli attuali 66 GW diventeranno obsoleti, occorre installare, nei prossimi 7 anni, almeno 84 GW.  “Nel 2022 ne abbiamo fatti 3, nel 2023 6 anche se di piccoli impianti, ora dovremmo fare meglio negli anni prossimi, a partire da oggi“, spiega ricordando che quella della transizione verso le rinnovabili “è una sfida importante, ma che potremmo vincere e che implica investimenti nel sistema di batterie, nelle reti per rendere il sistema ancora più smart e certamente l’intelligenza artificiale ci aiuterà”. Sulle rinnovabili “il tema è che le fonti di finanza per la transizione ecologica ci sono ma il time to market non è quello che si aspettano le imprese. Quanto ci vuole per autorizzare un impianto? 4-5 anni per autorizzare un parco fotovoltaico, in Italia. Noi abbiamo un grande impianto da realizzare ma il prima megawattora lo vedremo nel 2029 con tutti i rischi del caso di aumento costi“, ammette Giuseppe Bergesio ad Iren Energia.

Tra idroelettrico e fotovoltaico, per raggiungere il mix energetico necessario ad un’autonomia, così come si è reso indispensabile con la crisi degli approvvigionamenti del gas causata dall’invasione russa in Ucraina, un posto d’onore lo merita il nucleare, tornato prepotentemente all’interno del dibattito politico nella sua veste ‘pulita’, di quarta generazione. “E’ ottimo per la sicurezza dell’approvvigionamento (basta pochissima materia e un reattore va avanti per decine di anni); per la sostenibilità ambientale, perché l’impatto è minimo in termini di superficie utilizzata per esempio ed è energia decarbonizzata”, esordisce Stefano Buono, founder e ceo di Newcleo, sollevando però un tema di sostenibilità economica, perché il nucleare “non è competitivo rispetto ai fossili”. “La modularità aiuta nei costi, ma ciò che aiuta di più è quanto si investe: stiamo passando da un nucleare governativo a un nucleare finanziato privato e i privati hanno bisogno di un ritorno dell’investimento rapido”, spiega ricordando che un “impianto deve essere costruito in tre anni, velocemente, che è il tempo che ci si impiega a costruire una grossa nave”. Quindi, continua, è più vantaggioso costruire piccoli impianti che entrano in funzione velocemente, “che è il principio degli small reactor“.

“Con investimenti più piccoli si può dare un accesso più ampio al mercato a chi può finanziare.”, conclude. “Se tutto questo funzionerà bene il nucleare sarà attraente anche dal punto di vista economico”. Anche Edison sta guardando al nucleare, quello di piccola taglia assicura Simone Nisi, direttore affari istituzionali di Edison “con una strategia nostra che prevede 15 impianti localizzati nel nord del paese in prossimità di aree di distretto industriali che consentirebbe di minimizzare i costi”. Dal nucleare alla chimica e ai biocombustibili, sfruttando una risorsa inedita: i rifiuti. “Il rifiuto è il petrolio del nostro millennio”, ricorda Fabrizio Di Amato, founder di Maire Tecnimont. Mentre Raffaella Lucarno head of bio refining & supply biometano di Enilive annuncia che al momento “il nostro biocarburante costa 10 centesimi alla pompa in meno del gasolio normale, con identica tassazione”.

Valentina Innocente

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