Ex Ilva, è sciopero a oltranza. Sindacati scrivono a Meloni: “Ci convochi subito”

I sindacati metalmeccanici non accettano il “Piano a ciclo corto” presentato dal governo per l’ex Ilva l’11 novembre scorso e proclamano lo sciopero a oltranza fino a nuova comunicazione. Chiedono un incontro per un tavolo permanente a Palazzo Chigi per ottenere il ritiro del piano e avviare un “confronto serio e costruttivo” sui diritti, la sicurezza e il futuro del lavoratori.

A Taranto lo sciopero è partito dalla Direzione aziendale, con presidi all’interno e all’esterno del sito, ed è proseguito con il blocco dei binari nella zona tra l’area ghisa e l’area acciaieria, con il fermo produttivo dell’Afo 4. A Genova, i lavoratori di Corigliano con quelli di Ansaldo Energia hanno bloccato l’ingresso dell’area partenze dell’aeroporto ‘Cristoforo Colombo’. “Questo atto di protesta – fanno sapere Fim, Fiom e Uilm – rappresenta un momento fondamentale per difendere i diritti di tutti i lavoratori e garantire un futuro di stabilità e dignità nel mondo del lavoro”.

Le sigle scrivono una lettera indirizzata alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al sottosegretario Alfredo Mantovano, ai ministri Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso e Maria Elvira Calderone, parlando di una situazione “estremamente grave”, segnata da “conflitti e forti tensioni sociali nei territori, con il rischio di un “effetto domino”. Secondo i sindacati, la decisione di interrompere ulteriori attività produttive avrebbe “pesanti e irreversibili ripercussioni” sulle prospettive future degli stabilimenti. I lavoratori temono che si vada verso una vera e propria operazione di dismissione delle attività produttive.

Intanto, Urso convoca una serie di riunioni con i territori per, spiega il Mimit, “definire le migliori condizioni per il rilancio del gruppo siderurgico e a valutare ulteriori investimenti produttivi nelle aree disponibili, in particolare a Taranto e Genova”. Gli incontri con i rappresentanti delle Regioni, dei Comuni e dei ministeri competenti si terranno giovedì 4 dicembre, alle 9, con le istituzioni piemontesi (Regione, Comuni di Novi Ligure e Racconigi); venerdì 5 dicembre, alle 10, con quelle liguri (Regione e Comune di Genova); lo stesso giorno alle ore 12, con quelle pugliesi (Regione, Comuni di Taranto e Statte). A conclusione di questo ciclo di confronti è previsto, per la settimana successiva, un momento di confronto unitario alla presenza dei rappresentanti di tutte le istituzioni locali coinvolte.

“Ai lavoratori dell’ex Ilva, in occupazione a Genova e a quelli in mobilitazione a Novi Ligure e Racconigi, Palazzo Chigi deve dare ora una risposta urgente”, tuona Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, giudicando “inaccettabile” il piano per “chiudere l’ex Ilva”: “Noi non chiediamo cassa integrazione, ma un piano per il lavoro“, spiega. La situazione negli stabilimenti ex Ilva rischia di degenerare per Rocco Palombella, Segretario generale Uilm. Prima di tutto, sostiene, il Governo “deve eliminare il piano di morte che ci è stato presentato e fare tutto ciò che è necessario per salvare la produzione di acciaio in Italia“. Quello che i sindacati non vogliono, riferisce, è “dividere cittadini e lavoratori”, perché “tutti vogliamo una fabbrica green con una vera decarbonizzazione, è l’unico modo per salvaguardare ambiente, salute e occupazione”. Giorgia Meloni, domanda Palombella, “ci metta la faccia, questa vertenza è arrivata a un punto di non ritorno ed è per questo che serve la massima responsabilità di tutti”.

mariaelena.ribezzo

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