Come anticipato qualche settimana fa la Germania è pronta a spendere circa 200 miliardi di euro per abbassare i costi delle bollette a famiglie e imprese tedesche. Il cancelliere Olaf Scholz, che non è mai stato d’accordo su un price cap a livello europeo sull’energia, ha invece varato un tetto alle tariffe. Tetto che, sul gas, dovrebbe entrare in vigore “il 1° gennaio” per le grandi aziende e “il 1° marzo” per le famiglie e le piccole e medie imprese. Mentre per l’elettricità il meccanismo sarà messo in atto il “1° gennaio“. A dicembre però, come regalo di Natale, il governo si farà carico della bolletta domestica.
Nel dettaglio per le famiglie il prezzo di un kilowattora di gas sarà limitato a 12 centesimi fino all’80% del loro consumo tipico. La stessa unità di gas attualmente costa ai contribuenti 18,6 centesimi (prima dell’invasione russa dell’Ucraina la tariffa era di circa 7 cent), secondo il sito di confronto prezzi Check 24. Complessivamente, le misure di sostegno potrebbero far risparmiare a una famiglia unipersonale con un consumo tipico di gas di 5.000 kWh circa 264 euro in un anno, stima il sito. Il prezzo massimo parziale è stato progettato per mantenere “incentivi per risparmiare energia” nonostante l’abbassamento dei prezzi per i consumatori, secondo il documento del governo. Il limite di prezzo per solo l’80 per cento dei consumi ha lo scopo infatti di mantenere l’incentivo al risparmio e garantire che in inverno venga consumato un quinto di gas in meno rispetto a un anno fa, per evitare carenza di metano e razionamenti.
La grande industria, invece, già dall’1 gennaio e fino alla fine di aprile 2024 pagherà un prezzo calmierato di 0,07 euro/Kw per il primo 70% del gas utilizzato l’anno precedente, il resto in base al mercato. Anche in questo caso c’è un incentivo al risparmio, considerando che la manifattura tedesca ha già ridotto di un 20-25% l’utilizzo di gas negli ultimi mesi.
Questo in Germania. E in Europa a che punto è la discussione sul tetto al prezzo del gas? L’Oxford Institute for Energy Studies ha pubblicato un documento che esamina cosa potrebbe accadere se entrasse in vigore un cap sul Ttf olandese. L’istituto, sponsorizzato da una vasta gamma di società energetiche, ha concluso che la politica potrebbe innescare nuove turbolenze nei mercati europei, proprio mentre la volatilità del prezzo del gas si è finalmente calmata.
Esempio. Ci sono considerevoli coperture e posizioni che sono state poste come futures. I volumi totali scambiati negli hub del gas europei (di cui Ttf era il più grande) – fisici o futures, exchange o OTC – ammontavano a poco più di 66.000 TWh nel 2021. Ad un prezzo medio di, diciamo 100 euro /MWh (fino a poco tempo questo era ben al di sotto dei prezzi correnti di mercato), il valore totale di tutte queste operazioni sarebbe di circa 6 trilioni di euro – circa un terzo del Pil totale dell’Unione Europea nel 2021 al cambio attuale aliquote. Basterebbe solo che una piccola parte di questi scambi non fosse onorata per causare enormi perdite finanziarie, non solo sulle società e gli enti coinvolti nel trading ma anche sulle banche e altre finanziarie intermediari.
Possibile? Mike Fulwood, ricercatore dell’Oxford Institute for Energy Studies, spiega: un acquirente o venditore di gas naturale, che ha immesso metano nei depositi a inizio anno, potrebbe improvvisamente scoprire che le procedure di copertura standard, messe in atto utilizzando i futures Ttf, ora produrrebbero perdite a causa delle distorsioni di prezzo causate da un tetto massimo. Piuttosto che subire il colpo, la società dichiarerebbe la forza maggiore – una clausola legale che consente di violare un contratto per eventi esterni imprevedibili – e così non regolerebbe quei contratti future con limite di prezzo. Ciò potrebbe distribuire le perdite ad altri attori del mercato in modi imprevedibili. E a cascata sarebbe un tracollo finanziario.
L’Oxford Institute for Energy Studies non è l’unico critico della proposta di price cap dell’Ue, ricorda Bloomberg. Alcuni dei maggiori fornitori mondiali di gas liquefatto, il principale sostituto dell’Europa per le forniture russe, hanno già avvertito che il limite dei prezzi comporterebbe il dirottamento dei carichi verso altre parti del mondo. Il capo di Equinor, la più grande compagnia energetica norvegese, ha spiegato che l’idea potrebbe rivelarsi “controproducente” aumentando la domanda senza aumentare l’offerta. I ministri dell’Ue hanno posticipato al 24 novembre il termine per l’accordo sulle proposte, incluso il tetto massimo, e per ora l’idea – continua Bloomberg – è impantanata in dettagli tecnici e dispute politiche. Ci sono seri dubbi sul fatto che un limite di prezzo possa mai essere implementato, ha scritto Fulwood nel rapporto. Se dovesse accadere, “è probabile che l’Europa riceva meno gas e provochi anche una crisi finanziaria globale“.
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