I tempi di realizzazione della gigafactory di Termoli da parte di ACC sono sempre più incerti, a causa della necessità di sviluppare una tecnologia più performante capace di rendere le batterie elettriche più efficienti e con minori costi di produzione. E il ministero delle Imprese e del Made in Italy non può restare a guardare. Per questo, in occasione del tavolo al Mimit, Urso è costretto a prendere la situazione di petto e a comunicare che procederà a ricollocare i fondi Pnrr destinati alla gigafactory verso altri investimenti coerenti con la transizione energetica del comparto. L’obiettivo è avere certezze sull’utilizzo dei fondi europei nelle modalità e nella tempistica del Pnrr. Si tratta di un rinvio, non di uno stop definitivo. Infatti, Urso ha assicurato che da parte del governo c’è la disponibilità a valutare di destinare ulteriori fondi, di altra natura, quando ACC sarà in grado di presentare il nuovo piano industriale per Termoli comprensivo della nuova tecnologia.
Sul tema Carlos Tavares, ceo di Stellantis, che insieme a Mercedes-Benz e Total Energies forma la joint-venture Acc, tiene il punto e fa sempre, ormai da mesi, la stessa sintesi: “Nella regione europea c’è caos regolatorio” e “siccome vediamo indecisione, non solo nelle normative, adattiamo la produzione in base alle vendite di Bev. Se la domanda c’è, aumentiamo la produzione, altrimenti sarebbe un bagno di sangue”. In pratica, si procederà a investire nella gigafactory quando sarà necessario produrre un maggior numero di batterie a causa dell’incremento delle vendite di auto Bev, spiega a margine dell’inaugurazione del nuovo polo globale Pro Hub per i veicoli commerciali presso il Mirafiori Automotive Park 2030 di Torino. E, quindi, gli investimenti saranno “riprogrammati fino a quando sarà necessario”. Ma questo non incide in alcun modo sui livelli occupazionali dello stabilimento, visto che Stellantis ha assicurato al ministero che fino al 2028/2029 continuerà a produrre a Termoli i motori endotermici GME e GSE, in vista della transizione verso la gigafactory. Tavares sa che non sempre la strada percorsa dal Gruppo è stata presa bene dall’opinione pubblica, ma trova in ciò che sta accadendo in casa Volkswagen, dove ci sono 15mila posti di lavoro a rischio, il più lampante esempio di ciò che sta cercando di evitare: “Stiamo lavorando duramente per evitare la situazione in cui si trova Volkswagen, ma è troppo presto per dirlo. Il futuro ci dirà se saremo stati capaci di evitare i problemi oppure no. Abbiamo preso molte decisioni impopolari negli ultimi anni proprio per evitare la situazione che sta vivendo Volkswagen e stati criticati per questo. Le nostre scelte non sono sempre sempre state comprese perché a volte forse non le abbiamo spiegate bene”, precisa.
Tutte risposte che, però, ancora una volta non convincono i sindacati. Soprattutto sulla situazione di Termoli, sul quale dopo l’incontro, secondo Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, e Aqcfr, il futuro è “ancora più incerto”. Soprattutto perché “non sono ancora stati individuati nuovi prodotti in grado di compensare il progressivo calo dei volumi e la preannunciata fine del Fire”. La partita, comunque, non è chiusa. Il prossimo incontro al Mimit è previsto entro ottobre, data entro la quale i sindacati sperano di sciogliere le incertezze per il futuro.
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