Con il prossimo insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca sull’intera Europa aleggia lo spettro dazi, soprattutto in agricoltura. “Bisognerà parlare, parlare molto, spiegare a Trump che mettere dazi anche ai prodotti italiani significa poi aiutare indirettamente la Cina. Questo dovrà essere molto chiaro“, spiega il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Dal Forum di Coldiretti, il vicepremier ricorda però che il tycoon ha sempre avuto per l’Italia “un occhio di riguardo”, una posizione diversa rispetto a quella assunta nei confronti di altri Paesi.
L’offensiva che Roma ha già deciso di lanciare per parare i colpi è nei confronti dell’Italian Sounding sui mercati internazionali. “Il nostro export arriva a 626 miliardi oggi, potremmo arrivare lavorando intensamente anche a 700 miliardi entro la fine di questa legislatura”, prevede Tajani. Il settore agroalimentare riveste un’importanza enorme per l’Italia, “lavoreremo attentamente, faremo di tutto affinché possano essere garantite le esportazioni ai nostri paesi”, assicura.
Nel 2024 l‘Italia raggiungerà un record storico di 70 miliardi in termini di valore delle esportazioni solo nel mercato statunitense, che diventa il secondo per importanza. “Siamo sicuramente preoccupati della discussione legata ai dazi”, confessa il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, appellandosi al ruolo diplomatico che dovranno avere le istituzioni, “visti anche i buoni rapporti che ci sono fra il nostro governo e chi oggi guida gli Stati Uniti, cercando di evitare di penalizzare quel comparto che è cresciuto percentualmente più di tutti gli altri”.
Dal palco dell’assemblea della Cia, torna sul tema anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Abbiamo un quadro di rischi rispetto a politiche protezioniste, io le considero un rischio quelle dei dazi”, avverte ma “pensare che i mercati mondiali possano essere senza regole è un rischio che porta a depauperare alcune nazioni. Se gli Usa si preoccupano anche noi ci dobbiamo preoccupare”, ragiona.
Il via libera alla nuova Commissione europea c’è stato. “L’abbiamo votata convintamente, perché chiudere la legislatura prima della sua partenza sarebbe stato il miglior regalo a chi vuole un’Europa debole e irrilevante”, osserva dal Forum Coldiretti l’europarlamentare Dem Stefano Bonaccini. Confessa che, quando è stato governatore dell’Emilia Romagna, Raffaele Fitto è stato uno dei ministri con cui ha lavorato meglio: “Dovrà darci una mano per scongiurare il rischio di compressione delle politiche di coesione, sia in termini di responsabilità dei Comuni sia in termini di risorse”, fa sapere. L’Europa deve essere forte e compatta: deve fare da contraltare a colossi come Cina e Stati Uniti. Ecco perché, avverte Bonaccini, “abbiamo il dovere di evitare una guerra di dazi. Se diventa la politica dei dazi contro i dazi, noi siamo i vasi di coccio tra vasi ferro”, scandisce. Vista la qualità dei prodotti italiani, a partire da quelli agroalimentari, l’interesse di Roma, per tutti, dev’essere far sì che sulla lotta alla contraffazione e sulla reciprocità “l’Europa batta un colpo più forte“.
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