Attenzione alle aziende in crisi e sguardo rivolto a una politica industriale del territorio che coinvolga filiere e indotto. E’ la doppia direttrice a cui guarda il neo presidente dell’Unione industriali di Torino, Marco Gay, eletto alla guida degli industriali torinesi dall’Assemblea per il prossimo quadriennio 2024-2028. Approvato quindi il suo programma di attività: l’attenzione è rivolta agli imprenditori in difficoltà e alle persone che lavorano con loro, “e con il massimo impegno faremo la nostra parte, insieme a tutte le istituzioni per supportarli”, ha annunciato Gay, partendo dalla certezza “che industria e innovazione sono un binomio indissolubile per la crescita e lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio“.
E quindi, occhi puntati sulla fondazione per l’intelligenza artificiale che “sarà una cinghia di trasmissione straordinaria rispetto alla grande capacità manifatturiera e innovativa che abbiamo con le nuove tecnologie”. E poi , la Città della salute, la città dell’aerospazio “che determinano uno sviluppo industriale ulteriore e nuovo”. C’è, per Gay, tutto il grande mondo dei semiconduttori “che come filiera e come territorio ci vede protagonisti”. In generale, “c’è un’eterogeneità industriale che in questi venti anni ha saputo reagire alle difficoltà del mercato e ha saputo portare Torino a crescere in linea con le altre città italiane e in linea con le altre capitali industriali europee”. Su questo solco, ha ribadito, “bisogna continuare, anche perché le sfide sono serie. Il momento è complesso, ma ci sono anche opportunità che dobbiamo essere insieme in grado di cogliere”. Nel corso dell’Assemblea, è stata votata anche la squadra dei vicepresidenti, composta da Gabriella Marchioni Bocca (con delega Europa), Antonio Casu (con delega Smart Mobility), Alberto Dal Poz (con delega Relazioni Industriali e Filiere), Giorgia Garola (con delega Internazionalizzazione e Attrazione Investimenti), Marco Lavazza (con delega ESG e Sostenibilità), Manuele Musso (con delega Organizzazione e Sviluppo Associativo), Tatiana Rizzante (con delega Digital Technologies e AI), Marco Zoff (con delega Industria dell’Aerospazio). Faranno inoltre parte del Consiglio di presidenza Barbara Graffino, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori, e Filippo Sertorio, presidente della Piccola Industria.
Con la nomina di Gay termina il mandato di Giorgio Marsiaj, iniziato nel 2020: “Sono lieto di passare a Marco Gay il testimone della presidenza – ha detto al momento del congedo -. In questi anni abbiamo lavorato molto bene insieme, perseguendo gli stessi obiettivi di sviluppo socioeconomico del nostro territorio, attraverso una crescita sostenibile e inclusiva delle imprese associate”.
Una sfida su tutte, quella per il settore dell‘automotive. “Io credo che per il settore della mobilità, più che per l’automotive in senso stretto, noi abbiamo un indotto, una filiera straordinaria che appartiene al territorio torinese, che ha saputo essere leader in Italia e nel mondo. Da qui si parte per superare le difficoltà – ha spiegato Gay – Il fatto che si guardi all’anno prossimo per la produzione della 500 ibrida a Torino è buona notizia, ma questo non deve diminuire l’attenzione e la volontà di far sì che Stellantis continui a investire sul territorio e di attrarre altre industrie“. In generale, la congiuntura dei prossimi mesi non è semplice, “notiamo un calo dell’industria, dei servizi, la contrazione dell’export non è una buona notizia. E’ il momento di fare appello alla positività imprenditoriale per iniziare a fare progetti anticiclici”. Gay si è detto “fan dei comitati del si, vogliamo essere quelli che fanno le proposte per guardare con forza ai sì che possano offrire possibilità ai giovani, ai lavoratori, alle aziende e al territorio”.
In questo scenario si inserisce l’Europa, che per il neo presidente degli industriali deve “superare le ideologie” guardando allo sviluppo economico e sociale con rispetto per il pianeta. “E noi dobbiamo far sì che la competenza, l’indotto e la capacità trasformativa del nostro territorio possano essere protagonisti e non vittime dell’ideologia che spesso non porta i risultati attesi“, ha concluso.
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