A phone that displays items on sale at reduced prices on the online clothing sales application SHEIN is placed on a plastic bag from the Chinese brand SHEIN containing an item of clothing placed on a table next to low-quality polyester pants in Valence, France, June 3, 2025. Un telephone qui affiche des articles en vente a prix reduits sur l application de vente de vetements en ligne SHEIN est pose sur un sachet plastique de la marque chinoise SHEIN contenant un vetement pose sur une table a cote d un pantalon de basse qualite en polyester a Valence, France, le 3 juin 2025 (Photo by Nicolas Guyonnet / Hans Lucas via AFP)
Utilizzo di messaggi e green claim ingannevoli e omissivi nella promozione e nella vendita di prodotti di abbigliamento. L’Antitrust si abbatte su Shein, piattaforma internazionale di vendita di fast fashion, e lo fa con una sanzione di 1 milione di euro a Infinite Styles Services Co. Ltd, società che in Europa gestisce i siti di compravendita dei prodotti a questo marchio. Secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la società avrebbe diffuso claim ambientali scorretti nelle sezioni #sheintheknown, ‘evoluShein’ e ‘Responsabilità sociale’, in alcuni casi “vaghi, generici e/o eccessivamente enfatici, in altri casi omissivi e ingannevoli”.
In sostanza, i messaggi ambientali relativi al sistema circolare e alla riciclabilità dei prodotti “sono risultati falsi o quanto meno confusionari”, spiega l’Antitrust. I claim utilizzati da Shein per presentare, descrivere e promuovere i capi di abbigliamento della linea ‘evoluSHEIN by Design’ enfatizzano l’uso di fibre green senza indicare in maniera chiara quali siano i sostanziali benefici ambientali dei prodotti durante il loro intero ciclo di vita e senza specificare che questa linea di prodotti è ancora marginale rispetto al totale dei prodotti del marchio. Inoltre, per l’Autorità “queste affermazioni possono indurre i consumatori a ritenere non solo che la collezione evoluSHEIN by Design sia realizzata unicamente con materiali ecosostenibili, ma anche che i prodotti di questa collezione siano totalmente riciclabili, circostanza che, considerando le fibre utilizzate e i sistemi di riciclo attualmente esistenti, non risulta veritiera”. Gli annunci da parte di Shein di voler ridurre del 25% le emissioni di gas serra entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050 sono presentati, nella sezione relativa alla ‘Responsabilità sociale’, “in maniera generica e vaga, risultando addirittura contraddetti dall’incremento delle emissioni di gas serra dell’attività di Shein per gli anni 2023 e 2024”.
Nel valutare la scorrettezza delle condotte di Shein, l’Autorità ha evidenziato “il maggior dovere di diligenza” che incombe sulla piattaforma “perché opera in un settore e con modalità altamente inquinanti, come quello dell’abbigliamento cosiddetto usa e getta”.
La società, da parte sua, ha assicurato di aver “collaborato pienamente” con l’Antitrust e di aver “adottato misure immediate” per rispondere alle preoccupazioni dell’Autorità. Per Shein ora tutte le dichiarazioni ambientali presenti sul sito web sono “chiare, specifiche e conformi alla normativa”.
Il fenomeno del fast fashion – che è da tempo nel mirino dei Paesi europei e della stessa Commissione Ue – si basa sulla produzione continua di nuove collezioni, quindi sull’immissione in mercato di migliaia di articoli. Tanto per fare un esempio, dal 22 maggio al 5 giugno, l’agenzia France Press ha analizzato i siti web di Shein e di H&M, per stimare il numero di nuovi arrivi al giorno e per segmento. I risultati mostrano che, nella categoria abbigliamento femminile, Shein ha pubblicato in media quasi 2.960 nuovi articoli al giorno nel periodo analizzato. Questa stima scende a 1.330 per l’abbigliamento maschile e raggiunge i 2.930 per le scarpe. Si tratta, quindi, di un totale di oltre 7.220 nuovi articoli al giorno. Il sito web di H&M, che vende anche altri marchi come Cos, Arket e & Other Stories, ha offerto nello stesso periodo circa 290 nuovi articoli al giorno nella categoria abbigliamento donna e 50 in quella abbigliamento uomo. Per non parlare dei prezzi, sempre più bassi.
Falsi sconti, informazioni ingannevoli…: anche l’Unione europea poche settimane ha messo sotto accusa Shein, accusato di pratiche contrarie ai diritti dei consumatori europei. Alla piattaforma di origine cinese resta meno di un mese per rispondere alle preoccupazioni sollevate dalla Commissione europea e dalle autorità belghe, francesi, irlandesi e olandesi per la tutela dei consumatori. Se il gigante del fast fashion “non risponderà alle preoccupazioni sollevate, le autorità nazionali potranno adottare misure coercitive”, tra cui multe commisurate al fatturato annuo di Shein nei paesi interessati, ha affermato la Commissione.
A febbraio l’Unione europea ha avviato un’indagine su questa piattaforma online, sospettata di non combattere adeguatamente la vendita di prodotti che violano le norme europee. Ora la Commissione denuncia una “vasta gamma” di potenziali infrazioni, tra cui “falsi sconti”, “falsi termini” di acquisto per spingere al consumo, “etichette di prodotto ingannevoli” o “dichiarazioni ingannevoli” in materia di sostenibilità dei prodotti. Proprio come l’Antitrust.
Il 20 maggio, l’Ue ha inoltre proposto di imporre una tassa di 2 euro su ogni piccolo pacco in entrata in Europa attualmente esente da dazi doganali, che interesserebbe piattaforme asiatiche come Shein e Temu.
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