Produzione pomodoro italiano in crisi: siccità e piogge hanno fatto crollare le rese

L’Italia, terzo produttore mondiale di pomodoro fresco destinato alle conserve, ha visto crollare nel 2024 la resa per ettaro della sua produzione, a causa degli eventi climatici estremi che hanno messo a dura prova l’intero comparto agricolo. Con una produzione di quasi 5,3 milioni di tonnellate, che rappresentano circa il 12% della produzione mondiale e metà di quella europea, la campagna pomodoricola dell’anno si è però rivelata una delle più difficili della storia recente. A scattare la foto sullo stato di salute di uno dei prodotti chiave della dieta mediterranea è l’Ismea.

In realtà nel 2024, c’è stato un forte incremento delle superfici investite a pomodoro da industria in Italia (+11%). L’aumento degli ettari coltivati ha interessato sia il bacino del Centro Sud Italia (+16%) sia il bacino Nord (+7%). I problemi di natura climatica hanno tuttavia determinato un calo delle rese di produzione per ettaro, crollate ai minimi storici. In conseguenza di ciò, nonostante i maggiori investimenti, la produzione di pomodoro fresco si è ridotta del 2,4% rispetto al 2023, sottolinea il report di Ismea.

Nel dettaglio, le difficoltà sono state riscontrate in tutte le aree produttive del Paese, ma con cause differenti a seconda delle zone. Al Sud Italia, la siccità è stata la principale responsabile del disastro. La scarsità di acqua disponibile per l’irrigazione ha infatti impedito di soddisfare completamente il fabbisogno idrico del pomodoro, portando a un raccolto ben al di sotto delle aspettative. Al contrario, nel Nord Italia, l’eccesso di piogge ha ostacolato le operazioni di trapianto e raccolta, con il risultato che la resa per ettaro ha toccato il minimo storico. Le piogge abbondanti durante i mesi cruciali di maggio e settembre-ottobre hanno rallentato i lavori nei campi, causando ritardi nella maturazione e difficoltà fitosanitarie dovute allo sviluppo di malattie fungine. La produzione è stata ulteriormente compromessa dalle temperature elevate di luglio e agosto, che hanno rallentato la crescita delle piante e il processo di fruttificazione.

Nel complesso, la resa media nazionale per ettaro di pomodoro fresco si è fermata a meno di 700 quintali, registrando una flessione del 12% rispetto al 2023 e del 16% rispetto alla media dell’ultimo triennio. Questo dato, uno dei più bassi mai registrati, è una diretta conseguenza dei mutamenti climatici che stanno colpendo duramente il settore agricolo italiano. Il bacino produttivo del Nord Italia ha subito le perdite più gravi, con centinaia di ettari di pomodoro che non sono stati raccolti a causa delle piogge incessanti e degli allagamenti. La campagna di trasformazione, che ha avuto inizio il 18 luglio, è stata una delle più lunghe della storia, terminando solo l’8 novembre, a causa dei continui ritardi e delle difficoltà logistiche.
Nel Centro-Sud Italia, invece, il problema è stato legato soprattutto alla carenza di acqua, aggravata dalle temperature anormalmente alte. Anche in questa area, la resa per ettaro si è attestata su valori molto bassi, con circa 840 quintali per ettaro, il che rappresenta il dato più basso dal 2016.

Nell’ultimo anno la fase agricola ha registrato una lieve riduzione dell’indice dei prezzi dei mezzi di produzione (-1,5%), grazie alla diminuzione dei prezzi di energia elettrica, carburanti e fertilizzanti che hanno bilanciato gli aumenti di lavoro salariato, piantine e lavorazioni conto terzi. I prezzi del pomodoro conferito all’industria di trasformazione sono diminuiti rispetto alla campagna 2023. In particolare, il prezzo del pomodoro a bacca tonda è calato del 6% e quello a bacca lunga è diminuito del 20%. Alla fase al dettaglio, dopo la fiammata inflattiva del 2022/23, nel 2024, i prezzi sono cresciuti del 3%.

Valentina Innocente

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