E’ una settimana molto importante per le Partecipate. Una settimane di Assemblee, da Poste a Leonardo e Terna, da Eni a Enel. Proprio quest’ultima, da giorni al centro di polemiche e lotte intestine, solleva alcune considerazioni dettate più che altro dal buonsenso.
Rewind, insomma conviene riavvolgere il nastro. Il governo, non senza travagli, ha deciso di cambiare governance e di non rinnovare il mandato a Francesco Starace. Sembrava che il sacrificio di un manager storico di Enel fosse a beneficio di Stefano Donnarumma, a sua volta ad di Terna, poi nel carosello delle nomine è saltato fuori il nome di Flavio Cattaneo per il ruolo di amministratore delegato e quello di Paolo Scaroni per la presidenza. A questo punto, però, si è scatenata una specie di ribellione da parte di alcuni fondi che hanno quote in Enel: nel mirino Scaroni, certo, ma non solo. Covalis (che vanta l’uno per cento) ha presentato una lista alternativa; il fondo petrolifero norvegese Norges ha detto che si accoderà e appoggerà il candidato di Covalis – nello specifico Marco Mazzucchelli; Assogestioni (1,8%) ha deciso anche lei di presentarsi in assemblea con una sua lista. Un trambusto, insomma, che sicuramente non rende felice il Mef.
Nel rispetto delle libertà di ciascuno, e quindi anche dei fondi, affiora però una stortura di carattere – come dire? – etico. Appare curioso che un fondo straniero, domiciliato alle isole Cayman (immaginiamo per beneficiare di una tassazione più lassa non per il clima decisamente gradevole, o forse per entrambi gli aspetti) con una minima partecipazione azionaria, possa interferire sulle scelte di un esecutivo. A prescindere, ovviamente, che le scelte possano essere giuste o sbagliate. Governo che, tra l’altro, è stato eletto dalla maggioranza degli italiani. Presentare una lista è democraticamente previsto, screditare le decisioni di un esecutivo assai meno. O no?
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