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L’energia ‘nascosta’ nel cibo: nella spazzatura 4 miliardi di euro

Sprecare cibo significa anche sprecare energia. Nel 2022, annus horribilis per i costi energetici in tutto il pianeta, l’Osservatorio Waste Watcher International ha monitorato l’incidenza dello spreco alimentare rispetto all’energia ‘nascosta’ utilizzata nella catena di produzione agroalimentare. Sulla base dei dati sullo spreco alimentare in Italia comunicati da Waste Watcher lo scorso 5 febbraio, Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (1.866.000 tonnellate di cibo gettate complessivamente annualmente solo nelle nostre case + 5.164.928 tonnellate nella filiera di produzione e distribuzione), vale ben 4,02 miliardi di euro lo spreco di energia ‘nascosta’ nel cibo che abbiamo gettato lo scorso anno nelle nostre case. Un costo che porta a circa 11 miliardi euro complessivi il valore dello spreco alimentare in Italia.

Il dato è generato dalla metodologia Waste Watcher International su report ENEA: in Italia la produzione alimentare assorbe oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali, per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalente. Lungo l’intera filiera si sprecano circa 67 kg di cibo a persona (Food Waste Index ONU), che equivalgono al 18% della produzione, e sempre in Italia viene sprecato il 35% di cibo a livello domestico (Waste Watcher International), per questo l’energia sprecata con lo spreco alimentare domestico vale circa 4,02 miliardi di euro, sulla base di un costo dell’energia elettrica pari a circa 0,4151 €/kWh. Lo stesso spreco alimentare domestico nel periodo equivalente del 2020 determinava una perdita economica a livello energetico di 1,61 miliardi di euro. Ridurre lo spreco alimentare determinerebbe una diminuzione non solo dell’impronta energetica ma anche degli impatti ambientali, considerato che la maggior parte dell’energia usata nelle filiere agroalimentari è di origine fossile.

Nadia Bisson

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