Il futuro della moda è “sempre più sostenibile e consapevole”. Valeria Mangano, presidente di Sustainable Fashion Innovation Society, parla dai Mercati di Traiano, nei Fori Imperiali di Roma, dove presenta la quinta edizione del Phygital Sustainability Expo, l’evento pionieristico dedicato alla sostenibilità in uno dei settori più impattanti a livello ambientale.
Alla vigilia delle elezioni Europee dell’8 e 9 giugno, lo slogan scelto è potente: ‘Vestirsi è un atto politico‘. Una filosofia che l’Europa accoglie e abbraccia già da anni: “La trasformazione verso pratiche sostenibili deve iniziare con una consapevolezza collettiva, e il nostro impegno è promuovere questo cambiamento attraverso l’educazione, la formazione e il confronto, incoraggiando una riflessione critica sulle conseguenze delle nostre scelte quotidiane”, osserva Mangano.
La consapevolezza parte dall’etichetta, che non sempre è comprensibile, avverte l’imprenditrice in una intervista con Gea: “Ogni volta che compriamo dei vestiti, dobbiamo sapere tutto Se ci pensa, lo facciamo al supermercato e non lo facciamo con gli abiti. Però è un po’ la stessa cosa: possono esserci anticrittogamici in ciò che mangiamo, così come possono esserci in ciò che indossiamo. Se un campo di cotone è pieno di pesticidi, poi quei pesticidi saranno sulla nostra pelle e si assorbiranno. Così anche per le pitture tossiche”, ricorda.
La Sustainable Fashion Innovation Society ha un comitato scientifico per fare il punto sulla tossicità del tessile e sulla salute dell’uomo: “La moda ha una grande responsabilità, tante volte si pensa che sia una cosa futile e frivola, invece è ciò che più esporta il made in Italy nel mondo”, rivendica Mangano.
Per chi si occupa di sostenibilità la materia è nota, i numeri del settore sono spaventosi, sia in positivo che in negativo. Se da un lato il fatturato annuo è da capogiro e sfiora gli 80 miliardi occupando nel manufatturiero il 12,5% di lavoratori, dall’altro gli sprechi sono enormi e contenerli è la sfida che il comparto sta accettando. Sono circa 79 trilioni i litri di acqua consumati e 92 milioni le tonnellate di rifiuti prodotti a livello globale. Il Phygital Sustainability Expo, spiega, “vuole portare domande importanti, chiama a riunirsi i legislatori e i consumatori, per fare capire che il nostro Made in Italy può essere davvero sostenibile”. Gli spunti che nascono dai panel preparano il terreno a una transizione più fluida, verso regolamenti più vincolanti per le economie e per le aziende, ma anche, si spera, “per promuovere un cambiamento organico guidato dalla comunità e dalle nuove generazioni“.
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