Il surriscaldamento colpisce gli abitanti delle città: quali soluzioni?

Strade asfaltate, mancanza di vegetazione, emissione di calore da parte dei condizionatori. I centri urbani si trasformano in veri e propri termosifoni durante le ondate di calore, ma ci sono modi per ridurre il disagio degli abitanti delle città, che sono più asfissiati rispetto ai vicini di campagna.

MICROCLIMA URBANO

In campagna, la vegetazione utilizza il sole e l’acqua del suolo per la fotosintesi e restituisce all’atmosfera l’acqua prelevata. Di notte, questa ‘evapotraspirazione’ si ferma. Ma nelle città, le superfici in gran parte impermeabili immagazzinano l’energia solare. E di notte, questi edifici, strade e marciapiedi asfaltati rilasciano nell’aria il calore accumulato. Di conseguenza, in città fa spesso più caldo che fuori, con differenze ancora maggiori durante le ondate di calore e di notte, quando può essere di diversi gradi più calda rispetto alla campagna circostante. Questo meccanismo è noto come ‘isole di calore urbane’ (UHI), ma diventa ‘surriscaldamento urbano’ quando si aggiunge il disagio termico degli abitanti, che dipende anche da diversi parametri individuali (età, tetti poco isolati, metabolismo, ecc.). Con importanti impatti sulla salute. “La situazione degli abitanti delle città sottoposti a queste condizioni estreme può portare a colpi di calore e disidratazione, fino alla morte delle persone più fragili“, sottolinea Ademe (Agenzia per la transizione ecologica francese) nella sua guida ‘Rinfrescare le città’. Ad esempio, durante la storica ondata di caldo del 2003, che ha causato più di 15.000 morti in Francia, il tasso di mortalità in eccesso ha raggiunto il 141% a Parigi e l’80% a Lione (sud-est), rispetto al 40% nelle città di piccole e medie dimensioni, secondo Santé Publique France.

FATTORI IDENTIFICATI

I fattori che contribuiscono a queste ‘bolle di calore’ urbane sono ben noti: molte superfici scure, minerali e artificiali, che assorbono il calore, poca vegetazione, proprietà dei materiali da costruzione, acqua insufficiente, attività umane, orientamento degli edifici, forma delle città, ecc. Per non parlare del circolo vizioso dell’aria condizionata che, raffreddando chi se la può permettere, riscalda l’aria esterna attraverso le sue emissioni.

SOLUZIONI

Il tema del raffreddamento urbano è ancora un campo di ricerca recente ma cruciale, poiché le isole di calore urbane rischiano di amplificare gli effetti delle ondate di calore, che si stanno moltiplicando e intensificando con il riscaldamento globale. Esistono soluzioni per far scoppiare queste bolle di calore, come spiega Ademe nella sua guida, che presenta 19 tipi di misure “emergenti o collaudate” tra cui le città possono scegliere in base alle loro esigenze specifiche. In primo luogo, soluzioni basate sulla natura, in breve sulla vegetazione e sull’acqua: sviluppo di parchi che formino vere e proprie isole di freschezza, piantumazione di alberi per l’ombra, tetti verdi per il comfort interno, facciate verdi per limitare il disagio dei pedoni, o anche corpi idrici e fiumi con le loro sponde verdi. Tra le soluzioni “grigie“, Ademe evidenzia le forme urbane “bioclimatiche” che consentono una migliore circolazione dell’aria, l’irrigazione degli spazi urbani, le strutture di ombreggiamento, i pannelli solari per sostituire le superfici che accumulano calore, le pavimentazioni drenanti e l’isolamento degli edifici. Infine, sono citate soluzioni “soft” legate all’uso della città, come la riduzione del traffico stradale e dei motori che producono calore o la limitazione dell’aria condizionata.

NESSUN MIRACOLO

Ma attenzione, “nessuna singola soluzione può risolvere il problema del surriscaldamento urbano“, avverte Ademe, che suggerisce una combinazione di più tecniche. “È quindi importante tenere conto del fatto che alcune soluzioni non sono compatibili, o addirittura si annullano a vicenda, mentre altre agiscono in sinergia”, spiega. Nella scelta delle possibili soluzioni, è necessario considerare anche l’effetto desiderato di ciascuna soluzione: raffreddamento complessivo della città o a livello di comfort dei pedoni. Ad esempio, le fontane e i getti d’acqua hanno un forte impatto sul comfort termico, ma non a livello cittadino. Al contrario, i rivestimenti che riflettono la luce (vernice bianca o materiali innovativi) su pavimenti, pareti o tetti riducono l’isola di calore urbana, ma possono creare disagio ai passanti a causa dell’irraggiamento.

(Photo credits: STR / AFP)

Nadia Bisson

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