E’ allarme per l’inquinamento causato dalle concentrazioni di particelle ultrafini nei pressi dei principali aeroporti europei, al punto da mettere a rischio la salute di 52 milioni di persone. A rivelarlo è Transport & Environment (T&E), un gruppo con sede a Bruxelles, che ha basato la sua analisi sui rilevamenti effettuati intorno all’aeroporto di Amsterdam-Schiphol dall’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM), misurando la concentrazione di queste particelle nell’aria.
Quelle ultrafini sono particelle solide in sospensione con un diametro inferiore a 100 nanometri (1.000 volte più sottili di un capello umano). Si ritiene che siano dannose per la salute a causa della loro capacità di penetrare nel corpo, ma finora non sono state regolamentate. Sono meno conosciute delle loro ‘sorelle’ maggiori, PM10 e PM2,5 (particelle fini), i cui effetti nocivi sul corpo umano sono stati scientificamente accertati.
E sono 1,6 milioni i cittadini italiani esposti alle particelle ultrafini derivanti dall’aviazione, ossia quelli che vivono in un raggio di 20 km dai due aeroporti più trafficati d’Italia: Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Lo studio – che ha analizzato i due aeroporti italiani con i maggiori volumi di traffico – quantifica anche i cittadini coinvolti: sono 700.000 i romani che, vivendo in prossimità dello scalo di Fiumicino, sono esposti a queste particelle tossiche; mentre sono oltre 900.000 i milanesi che respirano aria di bassa qualità nelle vicinanze dell’aeroporto di Malpensa. L’esposizione alle Ufp – Ultra Fine Particles, la componente più piccola del particolato – può essere collegata allo sviluppo di condizioni di salute gravi e a lungo termine, tra cui problemi respiratori, effetti cardiovascolari e complicazioni durante la gravidanza.
Secondo la nuova ricerca, l’esposizione alle particelle ultrafini potrebbe essere associata a circa 280.000 casi di ipertensione, 330.000 casi di diabete e 18.000 casi di demenza in Europa. Solo in Italia l’esposizione a queste particelle potrebbe essere associata a oltre 7000 casi di ipertensione e altrettanti di diabete e più di 200 casi di demenza.
Le particelle ultrafini degli aerei sono emesse ad alta quota ma anche durante le fasi di decollo e atterraggio, il che implica una particolare esposizione per i residenti che vivono nelle prossimità degli aeroporti. Infatti, i cittadini residenti in raggio di 5 km da un aeroporto respirano aria che contiene, in media, dalle 3.000 alle 10.000 particelle ultrafini per cm³ emesse dagli aerei. Poiché, in molte città, esiste una correlazione tra chi vive vicino a un aeroporto (tipicamente zone periferiche o esterne al tessuto urbano della città) e i redditi più bassi, sembrerebbe perpetuato il paradigma per cui sono i più vulnerabili nella società ad essere maggiormente colpiti dall’inquinamento atmosferico.
“Vivere vicino a un aeroporto può farti ammalare? La risposta – in modo preoccupante – è sì”, dice Francesco Romizi, responsabile pubbliche relazioni di Medici per l’Ambiente (Isde- Italia). “Gli aerei – dice – tra i vari inquinanti che emettono, rilasciano anche minuscole particelle associate a malattie polmonari e cardiovascolari. Questa crisi sanitaria – che tocca milioni di cittadini in Italia e in Europa- è stata ignorata dai politici, che privilegiano la crescita del settore aereo e dei viaggi d’affari senza valutare le esternalità negative e le ricadute che ha sulla salute delle persone, spesso le più povere, e sui servizi sanitari nazionali. Alla luce di queste novità, chiediamo al Governo maggiore responsabilità nell’affrontare questo problema”.
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