Gli attacchi a decine di siti strategici degli Houthi nello Yemen ad opera delle forze armate Usa e britanniche non sembrano aver riportato la calma nel Mar Rosso per ora. La Zografia, una nave portarinfuse greca battente bandiera maltese, è stata colpita da un missile. Stessa sorte toccata ieri a un mezzo mercantile americano. Al punto che la marina statunitense ha consigliato le navi battenti bandiera a stelle e strisce di evitare la via navigabile fino a nuovo avviso. Shell ha subito reagito sospendendo le spedizioni, riflettendo la crescente preoccupazione per un ulteriore peggioramento del conflitto. Gli stessi Houthi yemeniti fanno sapere che tutte le navi Usa che attraversano il Mar Rosso saranno prese di mira d’ora in poi. “Non devono necessariamente essere dirette in Israele per essere prese di mira. È sufficiente che siano americane”, ha detto ad Al Jazeera, Nasruldeen Amer, portavoce dei miliziani yemeniti, vicini all’Iran. “Gli Stati Uniti sono sul punto di perdere la loro sicurezza marittima”.
Attacchi e minacce stanno rivoluzionando trasporti e prezzi. I tassi di rischio di guerra sono aumentati di 10 volte nelle ultime settimane, raggiungendo circa l’1% del valore di una nave. Ciò implica che una nave del valore di 100 milioni di dollari potrebbe dover pagare fino a 1 milione di dollari per attraversare il Mar Rosso. Grande attenzione poi sul trasporto di Gnl che “sarà influenzato”, ha detto il primo ministro del Qatar, stimando che gli attacchi americano-britannici non fermeranno gli attacchi dei ribelli Houthi nello Yemen mentre comunque il prezzo cala di un altro punto percentuale ad Amsterdam a 295 euro per megawattora a causa della scarsa domanda e degli stoccaggi pieni sopra la media. “Il Gnl è come tutti gli altri carichi mercantili, sarà colpito” dalla “pericolosa escalation” in questa zona marittima essenziale per il commercio mondiale, ha dichiarato Mohammed ben Abdulrahmane Al-Thani durante il Forum economico mondiale di Davos. “Esistono rotte alternative, ma queste rotte sono meno efficienti di quella attuale”, ha sottolineato.
Bloomberg ieri ha riferito che almeno cinque navi metaniere gestite dal Qatar, che si stavano dirigendo verso lo strategico stretto di Bab el-Mandeb, che separa la penisola arabica dal Corno d’Africa, erano state arrestate al largo delle coste dell’Oman. Inoltre l’azione militare targata Usa-Gb, secondo Al-Thani, non “metterà fine a questa situazione e non la conterrà. Al contrario, penso che creerà una nuova escalation”.
Dalla crisi del Mar Rosso, passaggio cruciale per circa il 12% del commercio mondiale di petrolio via mare, potrebbe subire cambiamenti significativi anche l’offerta di greggio, ma al momento non c’è questo pericolo, come dimostra un andamento stabile delle quotazioni in questi ultimi giorni. La vera preoccupazione scatterebbe se la tensione coinvolgesse lo Stretto di Hormuz, tra penisola arabica e Iran. Discorso diverso per il resto delle merci: l’80-90% delle navi portacontainer sulla rotta di Suez ha cambiato rotta, decidendo di circumnavigare l’Africa passando dal capo di Buona Speranza, aumentando le tariffe e aggiungendo settimane ai tempi di consegna, anche perché ad aggravare la situazione ci sono i limiti di transito nel Canale di Panama a causa del basso livello dell’acqua. In soli due mesi, Platts Container Rates ha registrato un +425% delle tariffe per le merci Asia-Europa in direzione ovest, poiché le deviazioni da due principali rotte marittime globali hanno rafforzato le tariffe di trasporto dei container europei a livelli mai visti dai tempi della pandemia di coronavirus. La rivoluzione delle rotte che impatta direttamente sul settore dei metalli, con aumenti dei costi di trasporto che dovranno essere riflessi nei prezzi finali dei prodotti. L’industria dell’alluminio è particolarmente sensibile, con premi che sono già aumentati del 10-15% a Rotterdam.
L’Europa, che dipende fortemente dalle importazioni di alluminio, si trova in una posizione delicata, specialmente considerando la riduzione della produzione interna e l’alto costo energetico a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Sul fronte agricolo ci sono invece diverse raffinerie di zucchero autonome nel Mar Rosso che potrebbero avere più difficoltà ad esportare zucchero bianco raffinato containerizzato e ciò potrebbe potenzialmente portare a un deficit di offerta. Se il blocco di Suez persistesse e portasse a maggiori ritardi, gli agricoltori potrebbero vedere infine aumentare i costi dei fattori di produzione, ovvero prezzi più alti del diesel e dei fertilizzanti. Nell’immediato, sul fronte export, l’allungamento delle rotte dei trasporti marittimi verso oriente mette a rischio le consegne dei prodotti deperibili come la frutta e la verdura con la perdita di fette importanti di mercato che sarebbero poi difficili da recuperare, sottolinea Coldiretti. Le esportazioni nazionali di frutta e verdura Made in Italy dirette in medio oriente, India e sud est asiatico ammontano a quasi mezzo miliardo e scontano un aumento dei costi di trasporto stimabile in 6/7 centesimi per ogni chilogrammo che incide sulla competitività delle imprese nazionali.
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