DONALD TRUMP PRESIDENTE USA
Se la paura fa 90 nella Smorfia napoletana, la preoccupazione (per i dazi) fa 25 in economia. Come la percentuale annunciata dal presidente americano, Donald Trump, sulle importazioni di prodotti europei nel suo Paese. Un rischio che avverte pienamente il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “L’Italia è ovviamente preoccupata dell’escalation di una eventuale guerra commerciale, perché siamo un grande Paese esportatore, lo scorso anno il quarto al mondo, e abbiamo una bilancia commerciale molto positiva nei confronti degli Stati Uniti“. Ma allo stesso tempo ritiene che i dazi siano “solo un aspetto di una politica economica industriale, la punta di un iceberg che è molto più grande“.
Per il responsabile del Mimit “vuol dire che riteniamo necessario l’Europa realizzi una politica industriale, dunque energetica, che è alla base dell’industria per poi sviluppare una politica di difesa comune. La risposta ai Dazi – ribadisce – è in altri aspetti e riguarda la capacità dell’Europa di raggiungere la piena autonomia energetica, di difesa, industriale, per contribuire alla politica comune del nostro Occidente“. Urso prova pure a lanciare messaggi distensivi: “Non è il momento di dividere l’Occidente ma di unirlo, perché le sfide sono comuni. Per questo pensiamo che la risposta deve essere comune, augurandoci di mettere sulla strada giusta il confronto euroatlantico“. Linea sposata pure da FI: “Con gli scenari che abbiamo davanti, se l’Occidente si divide si indebolisce, soprattutto si indebolisce l’Alleanza atlantica“, avvisa il portavoce nazionale degli azzurri, Raffaele Nevi.
Chi non teme particolari contraccolpi negativi è, invece, Matteo Salvini. Il vicepremier, anzi, ritiene il ritorno di Trump alla Casa Bianca una “occasione irripetibile per l’Italia di essere centrali” sullo scacchiere internazionale. Per il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti il presidente americano “usa i dazi come merce di scambio“, spiegando il suo punto di vista: “Lo ha fatto con il Messico e il Canada, è uomo di business. Allora ti siedi al tavolo e dici: difendi gli interessi di Macron o i tuoi e dei tuoi imprenditori? Per noi la strada è tracciata“. In linea con il suo pensiero, Salvini giudica “le minacce di von der Leyen ridicole“, invitando piuttosto a “sfruttare quest’onda“.
L’ottimismo non si legge, però, nelle stime di Coldiretti, che calcola una stangata fino a 2 miliardi di euro nel caso in cui gli Usa imponessero una gabella del 25% sulle esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy. Sarebbe un colpo durissimo, a pochi mesi dal record registrato nel 2024 di oltre 7,8 miliardi di euro. Con un peso sulle filiere enorme: quasi 500 milioni per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta e 120 milioni per i formaggi. I rischi si corrono anche dal punto di vista industriale, perché “è saltato un paradigma”, dice il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. “Serve coraggio e agire subito con una visione di lungo termine – aggiunge -. L’Europa deve mettere al centro la competitività del sistema industriale e quindi la crescita sociale“, ribadisce.
“Una guerra commerciale che pagheranno innanzitutto imprese e lavoratori italiani“, attacca dall’opposizione Elly Schlein. Che alla Direzione nazionale del Pd chiede alla premier, Giorgia Meloni, di decidere in che campo giocare: “L’export italiano verso gli Stati Uniti vale 38,9 miliardi. Svimez aveva stimato che con dazi al 20% si sarebbero bruciati circa 5,8 miliardi di export e circa 55mila posti di lavoro in Italia. I dazi saranno del 25%: Meloni deve dire da che parte sta, se sceglie la maglia dell’Italia, quindi dell’Europa, o il cappellino di Trump. Non si possono portare entrambi“. Sulla stessa lunghezza d’onda è Italia viva: “Ci vuole l’Europa, non il sovranismo da quattro soldi” per contrastare i pericoli per la nostra economia. Ma anche il Movimento 5 Stelle non è lontano: “La cosa che più spaventa Donald Trump e l’economia Usa è un’Ue capace di condividere i rischi su debito e investimenti“, dice il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli. Tutti segnali che la partita è in corso, sperando che sia ancora tutta da giocare.
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