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Putin-Erdogan, fumata nera sul grano. Mosca pronta a rianimare accordo se eliminate sanzioni

E’ fumata nera a Sochi tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan sull’accordo sul grano. Il presidente turco è volato in Russia per cercare di  rilanciare i negoziati sull’esportazione dei cereali ucraini, in stallo da luglio. Da quando, cioè, Mosca è uscita dall’intesa, la Black Sea Grain Initiative, siglata  tra Ucraina, Turchia, Onu e Russia stessa.

In mattinata Erdogan aveva anticipato: “ci sarà un annuncio molto importante, soprattutto per i paesi africani”. Ma dal Cremlino era arrivata subito la smentita: ”non è prevista la firma di alcun documento dopo l’incontro”, aveva precisato il portavoce di Putin, Dimitri Peskov. E dopo tre ore di colloqui è lo stesso presidente russo a confermare: Mosca è pronta a “rianimare” l’accordo se verranno eliminate le sanzioni occidentali.L’accordo che aveva consentito all’Ucraina di esportare i suoi cereali in sicurezza attraverso il Mar Nero non sarà ripristinato”, ha ribadito, finché l’Occidente non adempirà ai suoi obblighi per facilitare le esportazioni agricole russe. Se gli impegni fossero onorati, la Russia ripristinerebbe l’intesa “entro i prossimi giorni”. Tra questi, il collegamento della banca agricola russa allo Swift, la fornitura di pezzi di ricambio per le macchine agricole, lo sblocco della logistica dei trasporti e delle assicurazioni, la riattivazione dell’oleodotto dell’ammoniaca Togliatti-Odessa e lo scongelamento dei beni di alcune società russe. Tutti impegni che secondo il Cremlino non sono stati rispettati.

Putin intende puntare tutto sulla sua controproposta per fornire gratuitamente grano – russo – a sei Paesi africani bisognosi. La Russia, ha spiegato, “ha completato i lavori logistici per mandare 1 milione di tonnellate di grano ai Paesi poveri”, con il sostegno finanziario del Qatar. Un accordo “aggiuntivo”, secondo Putin, “non alternativo” all’intesa mediata da Onu e Ankara nell’estate del 2022. Dal canto suo Erdogan si è detto pronto a fare la sua parte, dall’altra però ha ribadito che “le proposte alternative all’ordine del giorno non possono offrire un modello sostenibile e sicuro basato sulla cooperazione tra le parti come la Sea Black Initiative”, che aveva consentito l’esportazione di circa 33 milioni di tonnellate di grano dall’Ucraina attraverso il Mar Nero.

Il leader turco ha anche annunciato di star preparando “nuove proposte” insieme all’Onu per “ottenere risultati“. La sfida è negoziare la possibile ripresa, in tempo per il raccolto autunnale, dell’accordo sui cereali, vitale per l’approvvigionamento alimentare mondiale. Allo stesso tempo, Erdogan sta provando a mediare una soluzione pacifica tra Mosca e Kiev. Ma “affinché sia possibile intraprendere passi congiunti con la Russia” in tal senso, l’Ucraina, ha aggiunto, dovrebbe “soprattutto ammorbidire i suoi approcci”. Intanto la Russia continua a mirare ai porti ucraini da cui partono le spedizioni di grano. L’esercito russo ha dichiarato di aver colpito il porto di Reni sul Danubio, nella regione di Odessa, al confine con la Moldavia e la Romania, entrambi membri della Nato. La Moldavia ha condannato l’attacco, mentre la Romania lo ha definito “ingiustificato” e ha chiesto che Mosca venga ritenuta responsabile per i danni alle infrastrutture. Gli attacchi russi ai porti di Odessa stanno mettendo a repentaglio le spedizioni di grano, ma l’Ucraina sta cercando rotte alternative per esportare i propri cereali.

Valentina Innocente

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