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La felicità sta in un piatto di pasta: la conferma arriva dalla scienza

La pasta rende felici e a dirlo è non solo la gola, ma anche la scienza. Esiste, infatti, un vero e proprio meccanismo emozionale e neurofisiologico alla base del benessere psicofisico che si prova mangiando un piatto di pasta. Una vera e propria esplosione di felicità, pari o addirittura superiore all’emozione suscitata dalla nostra canzone preferita o da un gol della propria squadra del cuore.

Un’evidenza che per la prima volta è stata indagata e misurata scientificamente. Il prossimo 20 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Felicità – indetta nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per incoraggiare la ricerca della felicità come scopo e diritto fondamentale dell’uomo – e l’Unione Italiana Food celebra il sentimento più bello proprio con un piatto di pasta. Ma cosa succede al cervello quando assaporiamo un piatto di spaghetti? Uno studio tutto italiano del ‘Behavior & Brain Lab’ della Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm, ha indagato la sfera emotivo-gratificatoria per capire come, quanto e perché siamo felici quando mangiamo un piatto di pasta, tracciando cosa “accende” nel nostro cervello una buona forchettata di tagliatelle.

Per farlo, i ricercatori hanno utilizzato le metodologie neuroscientifiche e del brain tracking simili a quelli che servono per la macchina della verità (l’analisi delle espressioni del volto, delle attivazioni cerebrali legate alle emozioni, della variazione del battito cardiaco e della microsudorazione) su un campione di 40 soggetti (20 donne e 20 uomini) di età compresa tra i 25 e i 55 anni e senza allergie o intolleranze alimentari. Lo studio ha così individuato il tipo di reazione emotiva e il relativo grado di coinvolgimento dell’assaggio, in comparazione ad alcune attività preferite come ascoltare musica, o guardare le olimpiadi, una partita di calcio o di tennis.

La ricerca ha quindi confermato che mangiare pasta provoca uno stato emotivo-cognitivo positivo con dei risultati uguali, se non addirittura superiori, rispetto a quelli registrati con musica e sport. I quattro parametri di analisi esaminati ci dicono anche che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici. In particolare quelli legati alla famiglia. Indagando le abitudini di consumo dei partecipanti al test, alla domanda “quando mangi la pasta?”, la risposta che ha generato un punteggio più alto è “quando mi sento felice”. Il suo consumo, in particolare, è legato a momenti di condivisione familiare e amicizia. Inoltre, la maggioranza del campione (40%) identifica come comfort food proprio la pasta.

Lo confermano i dati di Unione Italiana Food: la pasta è consumata da tutti gli italiani o quasi (99%), in media circa 5 volte a settimana, per un totale di 23 kg annui pro capite che ci rende i più grandi consumatori mondiali. Dagli anni ’60 a oggi, una vasta letteratura scientifica, tra cui tre studi pubblicati sulla rivista The Lancet Public Health, hanno confermato che la pasta, ricca di triptofano e vitamine del gruppo B, è alleata del buonumore a livello nutrizionale. “I carboidrati sono delle molecole fatte di zucchero, quindi lo zucchero assunto dal nostro intestino e arrivato al cervello determina questa sensazione di benessere” afferma Luca Piretta, nutrizionista gastroenterologo e docente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Nel tratto intestinale ci sono dei recettori del gusto che agiscono anche sul sistema nervoso centrale attraverso dei meccanismi ormonali e neuro-ormonali che ci danno una memoria dell’assunzione dello zucchero. Quando si mangiano carboidrati quindi, dice l’esperto, “si stimolano le endorfine che trasmettono una sensazione di benessere”.

Elena Fois

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