Le ‘distorsioni cognitive’ o errori di ragionamento sono meccanismi mentali che fanno leggere le situazioni attraverso il filtro di un pregiudizio, e inducono gravi errori di percezione e interpretazione della realtà. Si tratta di filtri mentali che impongono letture e versioni a senso unico, svalutando ogni aspetto che porti il ragionamento in senso diverso. Ne conseguono arbitrarietà di conclusioni in mancanza di evidenze e fatti certi, ragionamenti per etichette e stereotipi, incapacità di cogliere i cambiamenti con l’applicazione pigra o interessata di modelli ormai obsoleti. Questa ultima distorsione, l’incapacità di cogliere i cambiamenti in atto, costituisce la causa principale di clamorosi fallimenti strategici nelle vicende internazionali, in politica, in economia. La caduta degli imperi è spesso avvenuta perché i governanti non furono in grado di capire le nuove situazioni e i cambiamenti nei rapporti di forza.
Tante volte ho sentito ripetere che nella seconda metà degli anni ’30 del secolo scorso, quando in Germania iniziò la persecuzione degli ebrei da parte del nazismo trionfante, si salvarono quelli che intuirono per tempo il pericolo dell’Olocausto, e invece perirono quelli che non capirono cosa si stava preparando.
In economia un caso classico di distorsione della conoscenza è quello di chi compra in borsa o su altri mercati regolati titoli, azioni, merci o altri beni al valore massimo dopo un lungo ciclo rialzista e ci lascia regolarmente le penne alla successiva, certa, caduta dei valori.
Insomma quelle che chiamiamo “distorsioni cognitive” appartengono al comportamento umano e purtroppo condizionano i processi decisionali, ne costituiscono una debolezza, spesso appartengono al bagaglio degli sconfitti.
La tesi di questo articolo è che una parte significativa delle opinioni pubbliche, della cultura, degli intellettuali e persino pezzi di classi dirigenti occidentali non capisce ciò che sta avvenendo oggi nel mondo, legge la realtà attraverso un filtro pregiudiziale e si rifugia in posizioni astratte, spesso ideologiche, talvolta dogmatiche.
È quella parte di Occidente che, come ho scritto nel titolo, odia l’Occidente.
Si tratta di gente che, nei fatti, dell’Occidente rifiuta i valori e che per senso di colpa esistenziale ritiene che tutto il male del mondo sia causa nostra. Questo filtro mentale, per usare una delle tipologie individuate di distorsione cognitiva, impedisce di leggere ciò che sta avvenendo nel mondo.
Scrive Sofia Ventura, politologa dell’Università di Bologna: “C’è una parte del pensiero critico occidentale che è diventata così estrema nei confronti della nostra civiltà e della nostra cultura da essere sostanzialmente ‘sradicale’. Punta cioè allo sradicamento stesso dei nostri valori” e, citando una formula usata dal suo maestro Giovanni Sartori, “il perfezionismo democratico”, ricorda la tendenza a sottolineare costantemente i difetti e le insufficienze dei sistemi liberali e democratici senza però riuscire a proporre nulla di meglio. Oggi secondo Ventura siamo al “perfezionismo dei valori”. “L’occidente viene additato come ipocrita, tirannico, violento, incapace di realizzare i principi che proclama sulla base di un elenco parziale e privo di contesto di alcuni errori commessi in passato, a partire dal colonialismo.”
Ma cosa sta avvenendo nel mondo? I drammatici tempi che stiamo vivendo mostrano un profondo rivolgimento dell’ordine mondiale ed evidenziano rischi e pericoli della nuova fase. In particolare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia prima, l’assalto dei terroristi di Hamas e della Jihad islamica ad Israele il 7 ottobre poi, con le terribili atrocità compiute anche contro donne, vecchi e bambini inermi che avevano la sola colpa di essere ebrei, dimostrano un grave attacco all’Occidente, alla nostra sicurezza, alla nostra cultura, ai nostri valori democratici.
Questi attacchi delineano nuovi schieramenti e alleanze tra Paesi e movimenti che sono accomunati dalle loro caratteristiche autocratiche, dai loro sentimenti antidemocratici ed antioccidentali, dalla pretesa di rimettere in discussione lo stato del mondo e le architetture di sicurezza di cui l’occidente fino ad oggi ha disposto.
È stato giustamente rilevato che lo schieramento che è all’assalto di Israele è vasto e complesso. Accanto ai movimenti del radicalismo islamico che puntano alla cancellazione dello Stato di Israele e all’uccisione di quanti più ebrei sia possibile, ci sono: il Qatar, ricchissimo Giano bifronte, con le sue basi militari americani e l’ospitalità data ai leader di Hamas negli hotel di lusso di Doha; l’Iran stratega della Jihad ai confini nord e sud d’Israele; la Turchia che, con il secondo esercito della Nato, sostiene Hamas e definisce i suoi tagliagole “liberatori”; il Pakistan e altri importanti stati musulmani.
Russia e Cina stanno sfruttando la situazione, la Russia innanzitutto per distogliere l’attenzione e le forze occidentali dal fronte ucraino; la Cina per dare un altro colpo ulteriore all’ordine occidentale.
Questa alleanza, che taluni hanno definito l’asse del caos, che rifiuta di condannare Hamas e cerca di spingere le opinioni pubbliche occidentali a condannare Israele per la sua azione militare a Gaza e per i tragici effetti che questa ha sulla popolazione civile palestinese, punta in realtà al fatto che venga negato a Israele il diritto all’autodifesa.
Di fronte a questi fatti, che dovrebbero indurre a unità nella comprensione dei fenomeni e nel sostegno all’azione di contrasto alla minaccia, assistiamo invece, come detto, a sbandamenti di pezzi delle nostre società. Constatiamo falsificazioni della realtà e una sorta di giustificazionismo delle aggressioni, con lo scambio tra aggrediti e aggressori.
In fondo è stato così anche in occasione dell’invasione russa dell’Ucraina.
La propaganda russa, affiancata da stati come l’Iran (primo fornitore di droni alla Russia per colpire l’Ucraina), la Corea del Nord e la Cina che non ha avuto il coraggio o l’interesse a bloccare i disegni neoimperialisti di Putin, ha cercato di influire sulle opinioni pubbliche europee e americane con notizie false quali quelle di una presunta aggressività della Nato ai suoi confini. Argomenti ripresi da quelli che più volte ho definito ‘pacifisti della resa’ che, di fatto, hanno cercato di negare all’Ucraina il diritto di difendersi e combattere (vedi l’ineffabile presidente dell’Anpi Pagliarulo, che da rappresentante di un’associazione di partigiani predica l’astensione dalla difesa contro un invasore).
L’effetto è stato raggiunto, se è vero che anche da autorevolissime cattedre si è sostenuta in qualche modo la tesi che l’invasione era la conseguenza del fatto che la Nato da tempo “abbaiava ai confini della Russia”.
I ‘pacifisti della resa’ a causa delle loro distorsioni cognitive non hanno compreso, o hanno fatto finta di non comprendere, il senso profondo e paranoico di un imperialismo russo presovietico di ritorno che ha indotto Stati storicamente neutrali come Finlandia e Svezia a richiedere a furor di popolo l’ingresso nella Nato.
Lo stesso appannamento della ragione lo registriamo oggi con Israele.
Non ci sono solo le piazze islamiche a richiedere la cancellazione dello Stato di Israele dalle carte geografiche. Vasti settori della sinistra estrema e del pacifismo unilaterale di fatto chiedono la stessa cosa.
Ciò che succede nelle manifestazioni europee pro Palestina è sotto gli occhi di tutti. Ormai in molte di queste manifestazioni ragazzi islamici e non incitano espressamente all’uccisione di quanti più ebrei sia possibile.
Colpiscono le università americane. Negli Stati Uniti ben 33 gruppi di studenti di Harvard hanno pubblicato una lettera aperta nella quale dichiarano di considerare “il regime di Israele totalmente responsabile di tutte le violenze causate da venti anni di apartheid a Gaza”. Stando a questi studenti della più prestigiosa università del mondo, studenti per la verità non contrastati adeguatamente dal rettore e dal corpo docente, i massacri di Hamas sarebbero responsabilità dei massacrati e non dei massacratori.
Anche nelle università europee si registrano estremismi a favore di Hamas e contro gli ebrei e Israele, e un atteggiamento silenzioso, impaurito, ambiguo di molti docenti incapaci di prendere posizione.
Che tristezza!
Ricordiamo anche noi le parole scritte in un drammatico post da Gad Saad, studioso ebreo nato e cresciuto in Libano, diventato biologo evoluzionista in Canada e che ha un enorme seguito on line. “Sono una persona molto ottimista e un combattente per i valori e le libertà occidentali. Sono un difensore della scienza, della ragione e del buon senso. Devo dire però che non sono sicuro che l’Occidente possa riprendersi dal suicidio di civiltà su più fronti. Si, ho parlato di questi problemi per decenni e ho scritto un libro al riguardo, ma le ultime settimane hanno cristallizzato la misura in cui il problema è diventato intrattabile. Sarà una fine lunga e in definitiva sanguinosa e l’Occidente sarà la prima società nella storia ad autoimplodere completamente a causa del suo autosequestro ideologico. È una gigantesca tragedia greca che plasmerà il futuro dell’umanità. Questa non è un’iperbole. I vostri nipoti pagheranno un prezzo molto alto per la vostra arroganza ‘progressista’”.
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