I laburisti riconquistano il Regno Unito. Dopo 14 anni di governo dei Conservatori, dunque, al numero 10 di Downing Street ci sarà Keir Starmer, ex avvocato per i diritti umani, 61 anni, che oggi, venerdì 5 luglio, sarà nominato da Re Carlo III per formare un governo. E’ un leader moderato di centro-sinistra, dunque in controtendenza nell’area europea e occidentale, dove il vento spira verso destra, sia in Francia, con il Rassemblement national che spera di conquistare il governo, sia negli Stati Uniti, con il repubblicano Donald Trump in vantaggio nei sondaggi sul presidente democrat, Joe Biden.
Rishi Sunak ha riconosciuto la sconfitta del suo schieramento, annunciando di aver chiamato Starmer per congratularsi e assumendosi la responsabilità di un fallimento che appare già storico. Per i conservatori quello che si profila, in attesa che i dati ufficiali siano definitivi, è il peggior risultato dall’inizio del XX secolo, con 136 deputati eletti rispetto ai 365 di cinque anni fa, quando alle urne il candidato fu Boris Johnson. Altro dato che emerge dalle urne, i centristi liberaldemocratici torneranno a essere la terza forza del Regno Unito con 66 deputati, secondo le proiezioni. Inoltre, il partito anti-immigrazione e anti-sistema Reform UK entrerà in Parlamento con quattro seggi. Il suo leader e esponente della destra dura, Nigel Farage, diventerà deputato dopo il suo ottavo tentativo.
Una volta nominato primo ministro, Starmer si tufferà molto rapidamente nel profondo della diplomazia in diversi incontri internazionali, con una politica estera che dovrebbe differire poco da quella dei conservatori. La prossima settimana, il nuovo leader laburista si recherà a Washington per il vertice del 75esimo anniversario della Nato, prima di ospitare una riunione della Comunità politica europea a Blenheim Palace, nel sud dell’Inghilterra, il 18 luglio. David Lammy, probabile capo della diplomazia, ha già presentato la sua dottrina di “realismo progressivo”, il cui principale cambiamento sarà il riscaldamento delle relazioni con l’Unione europea. Tra le sfide che attendono il nuovo primo ministro anche quelle sul cambiamento climatico e l’economia, con i rapporti con la Cina da mettere a punto, ma anche (soprattutto) le scelte sul sostegno all’Ucraina nella guerra di aggressione scatenata dalla Russia e il conflitto in Medio Oriente tra Israele e Palestina. Senza dimenticare che il capitolo Brexit è ancora caldo in Uk, anche se i primi rumors fanno capire che per questo ci sarà tempo.
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