Proseguono in Spagna le ricerche dei dispersi nella devastante alluvione che mercoledì ha colpito la regione di Valencia, causando almeno 158 vittime. Oltre mille soldati sono scesi in campo insieme a vigili del fuoco, agenti di polizia e soccorritori che stanno cercando di individuare eventuali sopravvissuti e di sgomberare le aree danneggiate.
Secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità, il bilancio delle vittime è di 158, la maggior parte nella comunità di Valencia, la più colpita. Altri due morti sono stati registrati nella vicina regione di Castilla-La Mancha e un terzo in Andalusia. Questa cifra, la più alta dall’alluvione che uccise 300 persone nell’ottobre 1973, “aumenterà” perché “molte persone sono ancora disperse”, ha avvertito Ángel Víctor Torres, ministro delle Politiche territoriali.
LUTTO NAZIONALE. Il primo ministro Pedro Sánchez, che ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale si è recato a Valencia per visiterà il centro di coordinamento dei soccorsi (Cecopi). “Vi chiedo di rimanere a casa – ha detto parlando con le comunità colpite – e di non spostarvi se potete perché questa area di depressione meteorologica continuerà. Per favore rispettate le istruzioni dei servizi di emergenza, aderite a tutte le richieste che fanno perché in questo momento la cosa più importante da fare è quella di salvare il maggior numero di vite possibile e tenervi al sicuro, è una crisi senza precedenti, assolutamente drammatica e tragica, quella che stiamo vivendo già da qualche giorno”.
Oggi bandiere a mezz’asta anche davanti al Palazzo Berlaymont, sede dell’esecutivo Ue a Bruxelles “in solidarietà al popolo spagnolo. Piangiamo con voi. Insieme risorgeremo”, ha scritto su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
LA MACCHINA DEI SOCCORSI. All’alba di giovedì, secondo i servizi di emergenza, migliaia di persone erano ancora senza corrente nella regione di Valencia. Numerose strade sono rimaste interrotte, mentre innumerevoli auto distrutte erano disseminate sulle strade, coperte di fango e detriti. “Non avrei mai pensato di vivere tutto questo”, ha dichiarato all’AFP Eliu Sanchez, un residente di Sedavi, una cittadina di 10.000 abitanti devastata dal maltempo, raccontando un incubo. “Abbiamo visto un giovane uomo in una landa desolata, che si rifugiava sul tetto della sua auto”, ha detto il 32enne elettricista. “Ha cercato di saltare” su un altro veicolo, ma la corrente “lo ha portato via”.
Sanchez ha assicurato che saranno messe a disposizione tutte le risorse che serviranno per cercare le persone scomparse e per aiutare i cittadini “di questa zona tanto colpita e c’è anche una totale collaborazione da parte del governo attraverso i diversi ministeri coinvolti attraverso il comitato di unità di crisi che abbiamo costituito per dare la sicurezza, la tranquillità, le risposte che in questo momento così difficile e complesso chiedono all’amministrazione pubblica”.
“La comunità valenciana si trova in una crisi, in una tragedia provocata da quella che adesso abbiamo imparato a conoscere come la Dana e abbiamo messo a disposizione moltissime risorse, sono oltre 110.000 le unità che abbiamo messo a disposizione della comunità di Valencia, del corpo dei vigili del fuoco, della polizia nazionale e della guardia civile – ha fatto sapere il premier -. Anche l’esercito è intervenuto e ha messo a disposizione 235 veicoli, elicotteri e aerei che possono essere necessari alle autorità competenti della protezione civile della comunità valenciana”.
Secondo le autorità, una delle località più colpite è stata Paiporta, nella periferia meridionale di Valencia, dove sono morte circa quaranta persone, tra cui una madre e il suo bambino di tre mesi, travolti dalla corrente.
Il presidente della regione di Valencia, Carlos Manzón, ha dichiarato che i servizi di emergenza hanno effettuato “200 operazioni di salvataggio via terra e 70 operazioni di salvataggio via aerea” utilizzando gli elicotteri durante la giornata. Ha inoltre riferito che i servizi di emergenza sono riusciti a raggiungere tutte le aree colpite, anche se diversi villaggi sono rimasti isolati dal resto del Paese per gran parte della giornata di mercoledì.
POLEMICA SULL’ALLARME IN RITARDO. Secondo l’agenzia meteorologica Aemet, martedì notte sono caduti più di 300 litri d’acqua per metro quadro in diverse città della regione di Valencia, con un picco di 491 litri nel piccolo villaggio di Chiva. Si tratta dell’equivalente di “un anno di precipitazioni”, ha aggiunto. La stampa spagnola, che descrive il maltempo come “l’alluvione del secolo”, ha iniziato a mettere in dubbio la reattività delle autorità: il messaggio di allerta del servizio di Protezione Civile ai residenti è stato inviato dopo le 20.00 di martedì, mentre l’Aemet aveva lanciato un “allarme rosso” in mattinata.
LA GOTA FRIA. In autunno, la regione di Valencia e la costa mediterranea spagnola in generale sono regolarmente colpite dal fenomeno noto come “gota fria” (la “goccia fredda”), un sistema di bassa pressione isolato in alta quota che provoca improvvisi e violentissimi acquazzoni, a volte della durata di diversi giorni.
Da diversi anni gli scienziati avvertono che gli eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore e le tempeste, stanno diventando più frequenti e più intensi a causa dei cambiamenti climatici. “Queste alluvioni lampo in Spagna sono un altro terribile promemoria del cambiamento climatico e della sua natura caotica”, ha sottolineato in una nota Jess Neumann, professore di idrologia presso l’Università di Reading nel Regno Unito.
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