L’iter parlamentare della Manovra sta per entrare nella fase calda. Da lunedì a giovedì prossimi ci sarà un intenso ciclo di audizioni che termineranno con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’uomo più ‘desiderato’ e ‘temuto’ in questa fase dell’anno. Il responsabile del Mef, però, rivendica ancora una volta il sentiero della “prudenza” intrapreso dal governo. “In questi due anni, la nostra azione è stata guidata, e continuerà a essere guidata, dall’obiettivo di ridurre le incertezze e trarre il massimo da ogni opportunità”, dice alla 100esima Giornata del risparmio.
Giorgetti spiega che “con questo spirito abbiamo recentemente approvato il Piano strutturale di bilancio, che in una logica di prudenza guiderà la politica fiscale dei prossimi anni” e “la legge di Bilancio realizza in pieno, per il prossimo triennio, gli obiettivi del Psb”. Un messaggio per le orecchie più fini, sia dell’opposizione che della maggioranza. Rinforzato dallo scenario che propone alla platea degli ospiti di Acri, tra i quali il capo dello Stato, Sergio Mattarella, il presidente dell’Abi, Antonio Pautelli, e il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. “Un contesto politico stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti”, sottolinea il ministro dell’Economia. “Le ultime aste evidenziano che in nostri titoli di Stato godono di salute robusta, lo spread si è ridotto in modo significativo e i mercati e le agenzie di rating promuovono l’operato del governo”.
L’occasione è la Giornata mondiale del risparmio, quindi Giorgetti non si lascia sfuggire l’occasione per ribadire quanto sia necessario “completare l’unione bancaria”, perché “un’unione dei mercati dei capitali non potrà mai essere davvero compiuta se i principali operatori di mercato, le banche appunto, non potranno operare liberamente nel mercato Ue con dimensioni adeguate”.
L’Europa può attendere, però. Prima c’è da portare a casa la Manovra per il 2025. In questi giorni una delle polemiche più roventi ha riguardato il taglio di quasi l’80% al Fondo per l’automotive, che ha fatto balzare l’intero settore dalla sedia, come dimostra la presa di posizione dell’Anfia. All’associazione, però, risponde indirettamente il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, assicurando che “tutte le risorse possibili saranno destinate al sostegno della componentistica, affinché superino questa fase di transizione particolarmente difficile”. Per questo “valuteremo insieme al ministro dell’Economia, in questo percorso della legge di Bilancio, se sia possibile incrementare il fondo”. ‘Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio’ è, però, il motto delle opposizioni. Così Alleanza verdi e sinistra gioca d’anticipo e annuncia che presenterà un emendamento alla Manovra per il ripristino dei 4,6 miliardi al Fondo Automotive.
Restando in tema transizione green, Giorgetti apre anche il dossier Pniec, stimando in “oltre 174 miliardi di investimenti aggiuntivi accumulati tra il 2024 e il 2030” le azioni contenute nel Pniec. Un impegno che “richiederà un ruolo di primo piano per il risparmio privato”, spiega. Sebbene anche l’Ue dovrà fare la sua parte: “Per favorire la transizione siamo impegnati in Europa per un sistema normativo coerente e non gravoso, che accompagni durante il percorso di transizione, portando così a investimenti”, mette in chiaro il ministro.
Un passo alla volta, però. Da lunedì 4 novembre le commissioni Bilancio di Camera e Senato ascolteranno critiche e proposte dei vari player italiani. Nel primo giorno spazio, tra gli altri, a sindacati, Confindustria, ai costruttori di Ance e Confedilizia, artigiani, commercianti, associazioni del comparto agricolo, Asvis. Martedì 5 Inps, Anci, Upi, Regioni, Cnel, Istat, Corte dei conti, Bankitalia e Upb. Il 6 novembre Mediocredito e il 7 si tireranno le somme proprio con Giorgetti. Per una tranquilla settimana di… passione.
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