Appello Mattarella a unità europea per contrastare crisi: “Stati siano solidali”

Solo agendo uniti, con un’unica, vera, “coscienza politica” gli stati europei “potranno continuare ad assicurare ai loro cittadini un futuro di pace e di diffuso benessere”. Così come avviene da oltre 70 anni, da quando cioè Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi firmarono la nascita del Trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, nel 1951. In quel caso, l’economia fu solo lo strumento ma il fine ultimo era la pace, “una pace solida e duratura dopo la tragedia delle due guerre mondiali e dei tanti conflitti precedenti”. Sergio Mattarella ripercorre le tappe e i principi fondanti dell’Unione europea nella sua lectio doctoralis all’università di Messina, dopo aver ricevuto il dottorato honoris causa  in Scienze delle pubbliche amministrazioni in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.

Un passaggio storico che il presidente della Repubblica ritiene doveroso perché nei singoli “contesti nazionali si continua troppo spesso a considerare l’Unione europea come un soggetto estraneo agli Stati membri e non – quale effettivamente essa è – come il prodotto della loro interazione e cooperazione”. In genere, poi, si tende ad affermare che l’Unione europea si è costruita e si costruisce nei momenti di crisi e di emergenza: “Questo è in parte, certamente vero”, spiega il Capo dello Stato. In tempi recenti, la crisi finanziaria e la pandemia da Covid “sono state l’occasione per compiere scelte coraggiose, superando concezioni miopi dell’identità e dell’interesse nazionale“. Ma questa attitudine, per Mattarella, “non appare tuttavia più sufficiente”. Il tornante della storia che si sta attraversando “richiede di trarre le dovute conseguenze dalla consapevolezza, che gli Stati europei singolarmente non sono in grado di fornire risposte adeguate alle sfide del presente”. 

Il riferimento è ai tanti fronti di crisi, come il cambiamento climatico, la crisi energetica, la carenza di materie prime essenziali per lo sviluppo tecnologico, i movimenti migratori, la transizione digitale, la difesa, la cybersicurezza… tutti problemi che per il Capo dello Stato “non sono risolvibili autonomamente dagli Stati nazionali” ma richiedono “l’interazione tra parlamenti, esecutivi e amministrazioni nazionali, europee e, se possibile, sovranazionali.”

Certo, ammette Mattarella, l’attuale assetto dell’amministrazione europea sconta l’assenza di uno spazio politico europeo “effettivamente integrato, di soggetti politici realmente di livello europeo, di un’opinione pubblica europea che non si riduca alla semplice sommatoria delle diverse sensibilità nazionali”. Inoltre, a condizionare l’agire unitario europeo vi è la “limitata coscienza politica, che l’Unione ha di sé stessa”, una mancanza che “la rende troppo spesso non adeguatamente risoluta – e quindi tempestiva – dinanzi alle grandi sfide che gli Stati e i popoli europei si trovano ad affrontare”.

Eppure, quanto sta avvenendo a livello internazionale, dove prevalgono dinamiche fortemente conflittuali e “perfino distruttive”, fa emergere, per contrasto, “la decisiva importanza della comunanza di valori e di principi che rendono gli Stati europei naturalmente vicini e necessariamente solidali nell’affermare i valori di democrazia, dignità umana, libertà, equità sociale, pace”. Perché, ricorda, nelle società complesse l’azione amministrativa è “costretta a farsi carico della valutazione dei nuovi rischi causati dall’attività umana, rischi ambientali, sanitari, finanziari”. In questo contesto, per il presidente della Repubblica, “soltanto attraverso lo stretto coordinamento dei sistemi amministrativi nazionali è possibile assicurare misure di efficace contrasto alle crisi – di natura economico-finanziaria, migratoria, sanitaria, energetica – e risposte adeguate alle sfide della globalizzazione”.

Valentina Innocente

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