Deposito scorie nucleari, per Legambiente è pasticcio. Pichetto: “Cnai risposta seria”

La parola nucleare accende sempre i riflettori. Ecco perché il dibattito sull’elenco delle 51 aree idonee a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco tecnologico continua ad alimentare, da giorni, tensioni e polemiche nel dibattito politico. Nonostante il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, provi a gettare acqua sul fuoco: “Il governo si è assunto il dovere di dare una risposta seria nazionale a questo tema”, dice dal palco di Atreju, l’ormai tradizionale kermesse di Fratelli d’Italia. Per il responsabile del Mase “non possiamo parlare del nucleare per l’energia pulita e poi non risolvere una questione che viene lasciata lì da 40 anni da tutti gli esecutivi che sono passati”.

Già ieri il ministero ha ricordato che la Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) non è stata ancora formalmente validata, precisando che “l’elenco non intende indicare i territori sui quali è stato deciso di costruire il deposito nazionale, bensì permettere alle Regioni e agli enti locali non presenti nella lista, nonché al ministero della Difesa per le strutture militari interessate, di proporre autocandidature e richiedere di rivalutare il proprio territorio”. La spiegazione, però, non convince affatto Legambiente. Che infatti picchia duro: “Ancora una volta si è fatto il solito pasticcio all’italiana”. Perché “è assurdo prevedere la possibilità di autocandidature anche da parte dei Comuni non compresi nella Cnai”, argomenta l’associazione.

Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, si interroga sul perché “i territori di questi Comuni, se prima non soddisfacevano gli stringenti requisiti richiesti in fase di valutazione, ora invece potrebbero essere ritenuti ‘idonei’ ad ospitare il Deposito nazionale delle scorie nucleari? Si è imboccato un incomprensibile ‘percorso parallelo’ a quello seguito finora, solo per dare modo ai Comuni scartati di ritornare in pista con proprie autocandidature”. Il numero uno dell’associazione, però, non alza barricate riconoscendo che l’opera “serve, è urgente, si è perso fin già troppo tempo e va fatto per ospitare i rifiuti a bassa e media attività”. Allo stesso tempo, però, invita il governo a “lavorare a livello comunitario, come previsto dalla direttiva Ue, per individuare un deposito geologico idoneo e il più possibile sicuro”. La partita, insomma, è ancora da giocare.

Valentina Innocente

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