Francia frena sulla Tav. Salvini chiede chiarezza ma Parigi precisa: “Nulla di deciso”

Nuovo fronte tra Italia e Francia. Ancora non sono rientrate le incomprensioni sulla gestione dei migranti che si è aperta una nuova crepa nei rapporti tra Roma e Parigi. Oggetto del contendere, la realizzazione della Torino-Lione, la cui storia, tra progetti e contestazioni di massa, risale all’inizio degli anni ’90. Parigi starebbe infatti valutando una dilazione dei tempi di almeno 10 anni. O meglio, come rivelato dal quotidiano La Repubblica, il Conseil d’orientation des infrastructures (Coi) nei nei mesi scorsi ha messo nero su bianco nel suo cronoprogramma (consegnato il 16 marzo scorso alla premier Elizabeth Borne) che servirà tempo ulteriore per completare la tratta di collegamento al tunnel transfrontaliero. E tra i motivi principali ci sono i costi troppo alti e la necessità di finanziamenti massicci. Il tutto farebbe dunque slittare la scadenza di completamento dell’opera al 2043.

Troppo per il governo di Giorgia Meloni che, per voce del suo vicepremier, e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, chiede immediati chiarimenti. Parigi precisa che in realtà il governo non ha preso alcuna decisione, per il momento. Tutto è rimandato a giugno, quando si terrà la Conferenza intergovernativa italofrancese a Lione a cui la Francia dovrà arrivare con una linea condivisa sui lavori della rete nazionale della Tav. Salvini accoglie con favore le rassicurazioni francesi, ma rimane cauto. “Aspettiamo Parigi alla prova dei fatti”, dicono dal Mit, ricordando che il ministro è determinato “a far viaggiare spedito il Cantiere Italia da Nord a Sud” e “presto farà un sopralluogo per verificare l’andamento dei lavori” della Torino-Lione.

L’allarme su possibili ritardi francesi era scattato un mese fa, con l’appello al presidente Emmanuel Macron da parte di 60 parlamentari francesi, preoccupati proprio dal rapporto del Coi, che raccomandava di rinviare “almeno al 2045” il completamento dell’opera. La proposta del Conseil è infatti quella di realizzare una delle tratte di accesso della Tav in Francia soltanto dopo l’entrata in funzione del tunnel del Moncenisio, tra la fine del 2032 e l’inizio del 2033. Si tratta di una galleria di confine che corre sotto le Alpi per 57,5 chilometri, ha un costo di 9 miliardi e ha bisogno di essere collegata a una rete ferroviaria adeguata su entrambi i versanti. In Italia arriverà in tempo, assicura il governo, mentre in Francia la rete adatta – quella che da Saint Jean de Maurienne incrocia la linea ad alta velocità Parigi-Marsiglia – arriverebbe solo nel 2043. Cioè più di dieci anni dopo la consegna di quello che molti hanno definito il ‘cantiere del secolo’, prevista per il 2030. Il motivo è semplice: in Francia il percorso su cui intervenire (circa 110 chilometri) è più lungo, e più costoso, di quello italiano ( 6,7 miliardi di euro contro i 2 miliardi di Roma). Nulla è deciso, ribadiscono da Parigi. Intanto domani, 12 maggio, ci sarà un confronto in Francia tra i capidelegazione Paolo Foietta, Josiane Beaud e i delegati di Bruxelles (l’opera è infatti cofinanziata al 50% dalla Ue).

Da Parigi ci aspettiamo chiarezza, serietà e rispetto degli accordi – ribadisce Salvini – l’Italia è stata ed è di parola, non possiamo accettare voltafaccia su un’opera importante non solo per i due Paesi ma per tutta Europa”. La preoccupazione del governo italiano è condivisa, poco dopo, anche dal governatore piemontese Alberto Cirio: “L’Italia sta andando avanti nel rispetto dei tempi e degli impegni presi con l’Europa e mi auguro che la Francia faccia altrettanto”, commenta. Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, ricorda che “dopo più di 30 anni abbiamo finalmente una data di conclusione della Torino-Lione, ovvero il 2032”. Per questo, “auspichiamo che questa data sia certa e veda la conferma anche dei partner europei coinvolti. Non è una partita che si può non giocare”.

Gioiscono i No Tav: con il “rinvio dei lavori” che sta valutando la Francia l’opera “si schianta contro un muro”. “Senza la tratta nazionale francese va a cadere anche una delle ultime argomentazioni dei promotori dell’opera, cioè il guadagno di mezz’ora dei tempi di percorrenza tra Torino e Lione, a costo di sventrare due valli e spendere decine di miliardi. Ciò che sta accadendo – prosegue il movimento – è la dimostrazione plastica di quanto, da una parte all’altra del confine, ripetiamo da tempo: cioè che l’opera è antieconomica, inutile e rappresenta unicamente un grande regalo alle lobbies del cemento e del tondino”.

Chiara Troiano

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