Manovra, enti locali: Nuovi tagli a spesa insostenibili. Bankitalia: Pil 2024 allo 0,8%

Dagli enti locali arriva un appello al governo, che può essere letto anche come avvertimento: evitare tagli alla spesa o sarà il collasso. In audizione davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sul Piano strutturale di Bilancio, Comuni, Province e Regioni ribadiscono di aver ben presente le regole imposte dalla nuova governance europea sui conti pubblici, ma la situazione è comunque esplosiva, dunque servono soluzioni alternative, anche a quelle individuate dallo stesso Psb.
Un ulteriore taglio, oltre a quello subito nella manovra dell’ultimo anno, fino al 2028, che ha portato a un impoverimento della parte corrente dei bilanci dei Comuni di circa 1 miliardo complessivi” con un “restringimento del perimetro sulla spesa” diventerebbe “insostenibile per tantissimi enti”, dice esplicitamente il delegato Finanza locale dell’Anci, Alessandro Canelli. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Upi: “Rischia di cadere il castello, siamo al limite“, ragion per cui è “prioritario scongiurare che il Piano strutturale di Bilancio di Medio Termine abbia ricadute negative sugli equilibri di bilancio e sulla capacità di investimento degli enti locali, e in particolare delle Province“, avvisa Luca Menesini. Dunque, è “da escludere qualunque ulteriore taglio alla spesa corrente delle Province, neppure surrettizio”.

L’approccio delle Regioni è più ‘soft‘, per così dire, ma non meno incisivo. Rivendicano di aver ridotto l’indebitamento e adottato modelli di crescita, indicando come via da seguire la “collaborazione stretta ed efficace sul modello del Pnrr e dei fondi strutturali”. Perché l’obiettivo è la sostenibilità, “sia del debito che della spesa, ma questo non si può fare a prescindere dagli enti territoriali”. Oltretutto tenendo conto di quello che sarà un “impatto notevolissimo” della riduzione delle aliquote Irpef sui conti delle addizionali: circa 1,4 miliardi complessivi.

Altro capitolo da cerchiare in rosso è quello che apre la Banca d’Italia. Perché è vero che “nei prossimi trimestri la crescita del Pil si rafforzerebbe” per effetto di consumi ed export, ma in base all’ultima revisione dei conti economici trimestrali da parte dell’Istat la crescita dell’1% del Piano subirebbe “una correzione meccanica al ribasso di due decimi di punto percentuale” nel 2024, assestandosi dunque allo 0,8. Inoltre, “il programma delineato nel Psb non è esente da rischi” fa sapere via Nazionale, esprimendosi allo stesso modo sulla strategia relativa alle spese nette.
Un quadro ripercorso anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che sì ha validato le previsioni macroeconomiche del Piano 2025-2029, ma sottolineando che “con i nuovi dati la previsione sulla crescita del Pil reale del 2024 è soggetta a rischi al ribasso, per un paio di decimi di punto percentuale, mentre resta pienamente valida la stima sul Pil nominale”. Stando alle analisi degli uffici diretti da Lilia Cavallari, la realizzazione del Psb “è soggetta ad alcuni elementi di incertezza” come “la piena attuazione del Pnrr e la prosecuzione dell’impegno a realizzare riforme e investimenti lungo l’intero orizzonte di programmazione”, ma anche “rischi di natura generale e sistemica derivanti dalla transizione demografica, dall’impatto dei cambiamenti climatici e della transizione energetica, nonché dall’incertezza geopolitica”.

Secondo la Corte dei conti, poi, il Piano del governo “offre un quadro della gestione di bilancio per il prossimo settennio che appare coerente con quanto richiesto dal nuovo Patto di stabilità europeo”, ma il percorso che si presenta è “in ogni caso impegnativo”. Senza contare che “saranno necessarie scelte difficili sull’allocazione delle risorse” e rispetto agli investimenti pubblici, “mantenere un livello di spesa finanziata a livello nazionale coerente con il profilo di aggiustamento del bilancio, rende necessario, esaurito il Pnrr, reperire risorse aggiuntive”. Dal presidente del Cnel, Renato Brunetta, invece, arriva un monito sul “trade-off tra risanamento finanziario e crescita economica al quale la politica dovrà far fronte, mobilitando tutte le risorse possibili”, dunque “realizzando quelle riforme a favore della crescita (pro-growth) che ne sono il giusto viatico”. Interessanti anche le simulazioni di Istat nel caso di aumento del prezzo del petrolio, che “includono anche il prezzo del gas ed evidenzierebbero un effetto pari a -0,1% sia nel 2025 sia nel 2026” del Pil.

Valentina Innocente

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