Nato, Crosetto: “Rafforziamo fianco Est con Samp-T e aerei radar, ma guerra è altrove”

Prepararsi al peggio, consapevoli però che la guerra è altrove. Per rispondere alle richieste della Nato, l’Italia è disposta a rafforzare il fianco Est “lasciando per più tempo” i Samp-T già dislocati e gli aerei Caew che fanno controllo radar nella zona, fa sapere Guido Crosetto, che nega di aver ricevuto “richieste specifiche” e non si pronuncia sull’eventuale fornitura di altri Eurofighter italiani per la missione Sentinella dell’Est. Non ci sarebbe quindi una checklist dettagliata di mezzi da fornire.

Il ministro della Difesa parla di un’Italia che al momento è già “tra i maggiori contributori” dell’alleanza atlantica, e ribadisce che la guerra, per quanto riguarda Roma e la Nato, “non è vicina, non è neanche tra le possibilità che ci siamo posti”. Il conflitto riguarda la Russia che ha mosso guerra contro l’Ucraina, “non sicuramente altre nazioni”. Nessuna polemica con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sui costi, assicura, smentendo notizie di stampa: “Sono mesi che leggo che ci sarebbero discussioni tra me e Giorgetti”, lamenta, ricordando di aver trascorso con lui diversi anni a lavorare in commissione bilancio. “Conosco i problemi di bilancio non come lui ma quasi”, ribadisce. Due mesi fa, Crosetto ha mostrato al Mef le proiezioni per i prossimi anni: “Lui valuterà la compatibilità in base alla possibilità che ci sarà. Mi fido totalmente della responsabilità di Giorgetti”.

A Roma, il ministero lancia il primo forum ‘Defence Procurement: la prospettiva nazionale per una Difesa europea’, per aprire una riflessione tra aziende, università e istituzioni per approdare, tra otto mesi, a una pubblicazione scientifica che diffonda la cultura della difesa. Crosetto si chiede se l’Italia è “adeguata e veloce” per inseguire un cambiamento globale del mondo, che è politico, scientifico, tecnologico, culturale e con dei tempi che hanno pochi precedenti nella storia. “L’assetto del mondo è messo in crisi, le certezze stanno cadendo, gli Stati non si rapportano più confrontando i livelli di benessere, ma le risorse naturali”, osserva. In questo mondo, la difesa diventa centrale e gestirla obbliga ad avere uno sguardo che ogni giorno deve considerare cosa succede a migliaia di chilometri di distanza: “Abbiamo il dovere di investire ogni euro in questo campo in qualcosa che sia realmente utile”, precisa. Con il governo Meloni, rivendica il ministro, ogni mese Roma colma un pezzo del gap, ma per adeguarsi servirà molto tempo: “Ogni giorno abbiamo accelerato sulla ricerca e sulla nostra capacità di Difesa, ma dobbiamo recuperare un gap di vent’anni e non lo recuperiamo sicuramente in due o tre anni”, insiste.

L’Italia non ha mai speso molto per la Difesa, ammette Antonio Tajani, che spiega che investire “non significa essere guerrafondai”, ma se non si ha un sistema di sicurezza efficiente “diventa vano fare tutte le altre cose”. Il titolare della Farnesina cita Sergio Mattarella, quando sostiene che “una situazione di equilibrio garantisce la pace”. In altre parole, un’Europa che dal punto di vista della sicurezza bilanci la forza della Federazione Russa allontanerebbe la possibilità di un conflitto. “Se vuoi la pace devi essere in grado di proteggerti perché altrimenti chi è più forte di te ti attacca”, insiste il vicepremier. Dire che manderemo più aerei ai confini è “inesatto”, secondo Tajani, che conferma però un “incremento del nostro impegno”.

Per il generale Luciano Portolano, capo di Stato maggiore della Difesa, l’auspicio italiano potrebbe essere quello di “rafforzare l’eccellenza nazionale e trasformarla in eccellenza europea, accettando che non possiamo fare tutto e comprendendo che dobbiamo specializzarci in alcuni settori”. Le aziende impegnate nel settore chiedono pragmatismo negli investimenti e organizzazione all’interno dell’Unione europea, “finalmente uscita dal ruolo di Bella Addormentata nella Difesa”, rimarca Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo, ricordando che il consolidamento industriale nel campo della Difesa è “cosa difficilissima”, ma che la strada delle sinergie sui progetti specifici funziona. Il tema degli investimenti è sicuramente centrale anche per Fincantieri. Soprattutto oggi che, a differenza del passato, c’è anche una dimensione europea, un “passo enormemente importante” secondo il presidente Biagio Mazzotta. Se riusciremo a utilizzare tutte le risorse del programma Safe, ci sarà un impatto sulla crescita rilevante avverte. Il punto è questo: “Per avere un impatto sulla crescita e sul Pil non basta stanziare risorse, bisogna anche spenderle”.

Sul fronte della Difesa l’Europa resta divisa tra “molteplici campioni nazionali” mentre opera una revisione delle linee guida, osserva Mario Draghi. Che però avverte: non c’è tempo da perdere. “Non si può aspettare il 2027” per vedere l’esito di questa procedura: “Innovazione resilienza devono essere costruite sulle politiche della concorrenza oggi”. Un’Europa più indipendente in materia di difesa “non si realizzerà dall’oggi al domani” neanche per Ursula von der Leyen: “Ci vorranno anni per essere all’altezza del compito. Ma è chiaro che l’Europa deve ora assumersi la parte più consistente della propria sicurezza”, sottolinea la presidente della Commissione europea. Per questo è stato lanciato Readiness 2030, per mobilitare fino a 800 miliardi di euro in investimenti nella difesa, che include 150 miliardi di euro – SAFE – per gli appalti comuni nel settore della difesa: “È sulla buona strada per diventare lo strumento di maggior successo in materia di difesa e ci sono voluti solo 72 giorni per approvare i prestiti SAFE. E in meno di sei mesi abbiamo già assegnato l’importo totale di 150 miliardi di euro in prestiti. Questo è il senso di urgenza di cui abbiamo bisogno

Valentina Innocente

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