La prima volta di Giorgia Meloni a Parigi come presidente del Consiglio. Dopo giorni di indiscrezioni, rumors e smentite nemmeno troppo convinte, arriva la notizia: oggi ci sarà l’incontro con Emmanuel Macron, ma solo quando la premier avrà concluso la sua missione al Bureau International des Expositions per perorare la candidatura di Roma come sede dell’Expo 2030. Un appuntamento molto importante, visto che nella capitale francese sono attesi anche il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, e il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, che a loro volta spingono per portare l’esposizione internazionale, rispettivamente, a Riyadh e Busan, ben consapevoli che la Città eterna sembra avere le chance di successo più forti. Anche perché da mesi il governo, assieme a Campidoglio e Regione Lazio, sta lavorando con grande intensità per ottenere il sostegno di quanti più Paesi partner è possibile.
I riflettori saranno, però, puntati in direzione Eliseo. Secondo quanto scrive France Presse, riferendo anticipazioni della Presidenza francese, l’incontro tra Meloni e Macron sarà l’occasione per discutere delle “relazioni bilaterali” e “dell’attuazione del Trattato del Quirinale“, firmato nel 2021 e che struttura le relazioni tra i due Paesi. Non solo, perché il colloquio toccherà i temi del vertice Nato in programma a Vilnius, in Lituania, l’11 e 12 luglio prossimo, nonché il sostegno all’Ucraina nel conflitto scatenato dalla Russia. Così come troveranno spazio le questioni legate al prossimo Consiglio europeo del 29 e 30 giugno, durante il quale si parlerà della riforma del Patto di stabilita e crescita, del fondo sovrano industriale per finanziare il Green Deal e della gestione dei flussi migratori. Argomento, quest’ultimo, su cui più volte l’asse tra Roma e Parigi ha fatto registrare diverse turbolenze. Motivo per cui il faccia a faccia tra i due leader assume contorni sempre più interessanti. Nonostante le polemiche a distanza che si sono create con dichiarazioni di singoli ministri (ad esempio nel maggio scorso, quando il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, disse che Meloni era “incapace di risolvere i problemi migratori per i quali è stata eletta”), dai palazzi istituzionali dei due Paesi sono sempre arrivati messaggi distensivi. Bollando certe frasi come frutto più di un dibattito politico interno, che di una possibile crepa diplomatica. Perché i rapporti tra Italia e Francia restano ottimi, oltre che storici, come ribadito in svariate occasioni sia Macron sia dal capo dello Stato, Sergio Mattarella.
In quest’ottica, l’incontro tra Meloni e il presidente della Repubblica francese servirà a lanciare un messaggio di vicinanza che, a livello politico e geopolitico, potrebbe risultare molto utile. Non solo nel negoziato europeo (vedi anche automotive, biocarburanti o case green), ma anche in funzione del Piano Mattei su cui la premier ha puntato diverse fiches del suo mandato a Palazzo Chigi. Il fulcro del progetto è fare dell’Italia l’hub energetico del Vecchio continente, facendo da porta d’ingresso ai flussi provenienti dalla sponda sud del Mediterraneo (gas, rinnovabili, gnl) per l’approvvigionamento e la diversificazione dei Paesi Ue. Ma per fare questo Roma deve chiudere quanti più accordi le sarà possibile, soprattutto con le nazioni del Nordafrica, dove la presenza francese potrebbe rivelarsi anche decisiva. Meglio, dunque, avere Parigi dalla propria parte. E questo Meloni proverà a fare, presumibilmente a partire da domani.
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