Leader italiani nessun dubbio su price cap: urgente e necessario

Mostrare stabilità all’estero, parlare al proprio elettorato in Italia. È sul difficile equilibrio tra queste due necessità che si gioca la campagna elettorale dei partiti, in uno dei momenti più delicati degli ultimi anni.

Al Meeting di Rimini, partono le scintille tra i leader sulle sanzioni alla Russia, frecce lanciate ‘a distanza’, perché dal palco il coro sul tema energetico è unanime: serve il price cap, subito, senza aspettare il nuovo governo, con un’Italia forte in Europa. All’appello manca Giuseppe Conte, “Siamo scomodi per un certo sistema che vuole escluderci e oscurarci“, spiega.

Il confronto su Mosca lo apre Matteo Salvini prima della tavola rotonda con gli avversari: lo strumento non funziona, va rivisto, afferma. Ma giura che l’Italia, con il centrodestra al governo, resterebbe assolutamente atlantista: “Comunque vadano le elezioni la collocazione internazionale non si discute“. Invita poi a guardare i numeri: “Le sanzioni teoricamente dovrebbero colpire il sanzionato e costringerlo a fermarsi, i numeri delle banche centrali ci dicono che nei primi sei mesi di quest’anno è successo l’esatto contrario, nel senso che l’avanzo commerciale della Russia è di 70 miliardi di dollari, è il primo esempio nella storia in cui il sanzionato ci guadagna e quello che sanziona ci ‘smena’. Chiedo semplicemente di valutare l’utilità dello strumento, se funziona andiamo avanti, se funziona al contrario, se la Russia vende di più a maggior prezzo e noi importiamo di meno a minor prezzo, rischiamo di andare avanti 10 anni, perché uno strumento che doveva servire a dissuadere Putin a proseguire nell’attacco, nei fatti lo incoraggia. Quindi non vorrei che le nostre sanzioni stessero alimentando la guerra, semplicemente mi auguro che a Bruxelles qualcuno questi ragionamenti li stia facendo“.

Una posizione inaccettabile, sia per il segretario del Pd, Enrico Letta, che per il ministro uscente degli Esteri, Luigi Di Maio. Entrambi sostengono di non essere disposti a cedere ai ricatti di Vladimir Putin. “Gazprom non può decidere di aprire e chiudere i rubinetti come vuole, perché ci sono degli accordi commerciali“, puntualizza Di Maio.

A confronto iniziato, però, sul tema dei costi dell’energia non c’è più scontro. Il price cap al gas è urgente per tutti. Il leader di Impegno Civico però fa presente una sorta di mancata coerenza del centrodestra: “Voglio dirlo chiaramente, ci sono troppe ambiguità, troppe timidezze da parte loro. Il tetto al prezzo è l’unico modo che abbiamo per fermare l’impennata dei costi“. L’aumento estremo delle bollette dell’energia “non è sostenibile“, tuona. Per questo “non doveva cadere il governo nel momento peggiore della crisi energetica conseguente alla guerra in Ucraina. Ora non possiamo aspettare il nuovo governo per risolvere questo problema“. Pagare il gas 300 euro/MWh invece di 40 è una “speculazione” che non può attendere: “Non possiamo aspettare la fine della campagna elettorale per risolvere la questione del prezzo. Come governo uscente dobbiamo fare tutto il possibile“. In queste condizioni, sottolinea Letta, “le regole sono saltate“. La sua ricetta è intervenire per prezzi amministrati e tetto alle bollette di gas ed energia per 12 mesi con un intervento di legge: “Lo si può fare, non rompe il sistema“.

Favorevolissima” al price cap la leader di Fdi Giorgia Meloni (che riceve l’accoglienza più calorosa del pubblico al Meeting), ma avverte: “Solo a livello europeo. Attenzione a imporlo a livello nazionale, perché le società sono quotate in Borsa, i mercati sono interconnessi“.

La proposta del tetto al prezzo è stata “molto forte” e avanzata dall’ex capo della Bce prima di tutti gli altri, ricorda Ettore Rosato, presidente nazionale di Italia Viva, che lamenta: “Abbiamo tolto autorevolezza a Mario Draghi, un’autorevolezza legata a un Paese unito, ora è importante che tutti i partiti si esprimano con forza per andare in Europa e dire che il tetto è decisivo per la sopravvivenza delle nostre aziende e della struttura del Paese“. La battaglia è politica per il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani: “Dobbiamo combattere a Bruxelles per tutelare gli interessi di 60 milioni di italiani. il price cap deve essere fatto, dobbiamo convincere l’Europa che è una cosa giusta“.

Oggi al Meeting il premier uscente prenderà parte alla kermesse di Cl. Draghi non manca di far sentire la sua voce dal summit della Piattaforma per la Crimea e non mostra dubbi sul collocamento dell’Italia nel conflitto in Ucraina: lo scorso febbraio “le forze russe hanno usato la Crimea come base per il loro attacco” all’intero territorio dell’Ucraina e “nelle regioni dell’Ucraina meridionale continuano a usarla per esercitare pressione militare su altre aree, in particolare sulle città portuali di Mykolaïv e Odessa. La comunità internazionale non deve distogliere lo sguardo“. L’occupazione, ribadisce, è “illegale” e l’Italia “continuerà a sostenere” Kiev, la sua democrazia e la sua indipendenza.

Nadia Bisson

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