Dopo gli attriti con Forza Italia, l’esecutivo blinda il decreto Superbonus, ponendo la fiducia al Senato. La ragione, ufficialmente, è un problema di tempi: il decreto scade martedì 28 maggio e la Camera deve avere il tempo di esaminarlo. Martedì in commissione Finanze il governo non è caduto grazie al voto di Italia Viva.
Ma il partito di Matteo Renzi domani in Aula voterà ‘no’. Ad annunciarlo dagli scranni di Palazzo Madama è il capogruppo Enrico Borghi: “Forza Italia non c’era ieri sera e non c’è oggi in quest’aula“, denuncia, puntando il dito contro una fiducia “totalmente imposta dal governo contro la propria maggioranza perché non si fida di un pezzo significativo della propria maggioranza“. Per questo, annuncia, “Italia Viva voterà convintamente contro la fiducia“. Iv considera il provvedimento adeguato, ma insiste Borghi: “Siamo all’opposizione del governo, pur non abdicando al nostro ruolo di partecipazione alla costruzione delle leggi”. E sul rinvio della Sugar tax di sei mesi rivendica il ruolo di Iv: “Siamo stati determinanti, se non ci fossimo stati noi e fosse stato per Forza Italia, gli italiani pagherebbero più tasse”.
Sul ‘no’ alla retroattività della norma ‘spalma-crediti‘, “abbiamo fatto una battaglia di principio: abbiamo detto che non si possono approvare norme con effetto retroattivo“, spiega il segretario di FI, Antonio Tajani. Ma questo, aggiunge, “non ha nulla a che vedere con la volontà di modificare le storture del Superbonus, con l’azione per risanare i conti pubblici“. In questo caso, per il vicepremier, si viola un principio giuridico base del diritto italiano che, ricorda, “prevede la non retroattività delle norme. Se altri partiti maggioranza non intendono difendere questo principio, noi non siamo d’accordo“. “Forza Italia si è battuta fortemente contro la retroattività. Lo ha fatto perché è convinta che lo Stato debba rispettare i patti che prende con i cittadini: non si cambiano le regole in corsa“, gli fa eco il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Emilio Russo. “Abbiamo condotto una battaglia in Senato, non siamo riusciti a raggiungere il risultato di toglierla, ma non ci arrendiamo. Continueremo ad affermare questo principio sacrosanto come a vigilare che la pressione fiscale scenda anziché salire”.
“Sul Superbonus bisogna riconoscere a questa maggioranza, al ministro Giorgetti e alla premier Meloni di essersi assunti la responsabilità di dire finalmente basta a questo provvedimento che in modo nefasto ha inciso sulle casse dello Stato e sulle tasche dei cittadini. Questa decisione giunge nel pieno della campagna elettorale delle europee, è giunto il tempo della serietà e su questa strada intendiamo proseguire”, mette in chiaro in aula il senatore di Fratelli d’Italia Fausto Orsomarso.
Le opposizioni non credono alla spiegazione del governo sui motivi d’urgenza: per il senatore del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli, l’esecutivo “non si fida di Forza Italia“. Gli va dietro il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia: “È evidente che pongono la fiducia su loro stessi, sulle loro divisioni, sulle loro fratture. E questo nonostante la disponibilità dell’opposizione a ridurre gli emendamenti in maniera significativa“. Una fiducia messa “perché la maggioranza è in crisi”, conferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni. Eppure, osserva, “c’erano tutte le condizioni per andare avanti senza“.
A dare man forte al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha fortemente voluto la retroattività alla spalma-crediti, parla da Bruxelles il commissario all’Economia Paolo Gentiloni: “Non siamo di fronte a un rischio Grecia, ma essendo andato fuori controllo fa bene il governo a correre ai ripari”. Se questa misura mostra di essere fuori controllo, insiste, “credo opportuno darci un taglio”, aggiunge, sottolineando come “dal punto di vista dei conti pubblici italiani la misura si è dimostrata molto pericolosa”.
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