Una nuova politica industriale, con un rinnovato rapporto con le imprese da parte dello Stato ‘stratega’. Ma anche un focus sui settori strategici, il valore delle filiere del Made in Italy, la forza dei distretti, il ruolo economico internazionale dell’Italia. Questi sono i principali temi affrontati nel ‘Libro Verde Made in Italy 2030′, elaborato dal Centro Studi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, presentato alla sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Si tratta di un documento che “delinea la politica industriale che intendiamo sviluppare nei prossimi cinque anni, con uno sguardo esteso al 2050″, ha spiegato il ministro Adolfo Urso. Una sorta di “proposta” che vede lo Stato agire come “stratega”, “tenendo conto di quello che sono le caratteristiche e le priorità del nostro Sistema Paese, e che indirizzi al meglio le risorse pubbliche per affrontare e superare le sfide della triplice transizione, ecologica, digitale e geopolitica”, ha evidenziato.
Nel dettaglio, ha precisato il Mimit, il documento presentato nasce dalla necessità di avanzare delle proposte per affrontare alcune sfide e processi in corso che stanno impattando sul sistema produttivo italiano come la triplice transizione green, digitale e geopolitica, oppure la necessità di sicurezza economica e di autonomia strategica al fine di rafforzare la sovranità industriale, energetica e tecnologica. A queste sfide si affiancano quelle prodotte dalla iperglobalizzazione, come la deindustrializzazione, e quelle strutturali dell’economia italiana, legate al miglioramento dei livelli di produttività e di competitività.
Realizzato in collaborazione con Invitalia, Istat, Bankitalia, Unioncamere e Confindustria il Libro verde lancia anche la fase della consultazione pubblica con stakeholder pubblici e privati che si concluderà il 31 dicembre 2024 “per presentare poi nella prima parte del prossimo anno, verosimilmente in febbraio, il libro bianco made in Italy 2030″ sulla nuova strategia di politica industriale che l’Italia punta ad attuare in parallelo al mandato della nuova Commissione europea e in stretto coordinamento con le politiche comunitarie. Di fatto, in questi mesi, si tratta “di definire una nuova strategia italiana di politica industriale che abbia una visione strategica tale da indirizzare il corso della nuova commissione europea”, ha precisato il ministro.
“Ai contenuti e agli obiettivi del Libro Verde ha lavorato un gruppo congiunto, costituito sulla base dell’accordo interistituzionale tra Cnel e Mimit del luglio 2023″, ha spiegato il Presidente del Cnel, Renato Brunetta. Questa collaborazione proseguirà ora con un ciclo di consultazioni. “Sono lieto che il Ministro ci faccia l’onore di avviare al Cnel questa nuova fase. Una scelta di certo non casuale, poiché il Cnel è la casa dei corpi intermedi, il luogo del confronto e del dialogo tra la molteplicità di soggetti che compongono la società civile”, ha aggiunto.
Il Libro Verde propone 15 grandi obiettivi che dovrebbero guidare la nuova strategia di politica industriale al 2030. Tra questi: il consolidamento della posizione dell’Italia tra le prime 10 economie del mondo; la tutela del modello produttivo tradizionale del Made in Italy; l’aumento dei livelli occupazionali e della retribuzione del lavoro; la riduzione dei divari di sviluppo economico tra Regioni e territori. E ancora, la creazione di uno sviluppo industriale basato sul basso costo dell’energia anche con l’utilizzo del nucleare di ultima generazione; lo sviluppo di imprenditoria nei nuovi domini economici come quelli dello spazio e del mare e il rafforzamento della cooperazione con l’UE e con i Paesi del G7, sviluppando in parallelo una capacità di partenariato industriale internazionale, anche attraverso il Piano Mattei. Il documento, inoltre, ritiene strategici alcuni settori industriali come la Siderurgia, l’Automotive, la Farmaceutica, la Difesa e l’Aerospazio, la Cantieristica e i due domini dello Spazio e del Mare. Per modernizzare il rapporto con le imprese, viene suggerita l’adozione di una politica industriale orientata per filiere, anche con l’istituzione di una ‘Conferenza delle Imprese e delle Filiere’, con il compito di consolidare le interdipendenze tra i diversi settori e rafforzare le Pmi.
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