Pietro Ciucci racconta i numeri del Ponte sullo Stretto. Il numero uno dell’omonima società, la Stretto di Messina, resuscitata dallo stato di liquidazione e rimessa in pista come general contractor della maxiopera da 13,5 miliardi, lo dice al Sole 24 Ore: 60 coppie di tre ni al giorno, taglio di 200 mila tonnellate di Co2 che diventeranno 700 mila con l’eliminazione di navi e arei a medio e lungo raggio. “Le opere in Italia sono destinate a suscitare grandi passioni ma io sono un tecnico, non mi occupo di politica. Registro però che non c’è stata da parte nostra nessuna opacità o intenzione di non voler diffondere il progetto. Cosa che abbiamo prontamente fatto in questi giorni non appena approvato e quindi definitivo. Per quanto riguarda l’inchiesta in Procura mi risulta che sia un atto dovuto e non nutro alcuna preoccupazione: tutte le procedure sono state rispettate”, racconta Ciucci. E ancora: “Rispondo che per criticare un progetto bisogna conoscerlo e io leggo critiche che davvero non comprendo. Il Ponte sullo Stretto è un’opera di collegamento cruciale per l’economia, non solo quella locale. Innanzitutto esiste un progetto Ponte che vale 13,5 miliardi e che oltre all’infrastruttura prevede ben 40 km di opere stradali e ferroviarie di collegamento”.
Ciucci spiega che “l’analisi sviluppata sulla base delle linee guida del Mit e dei parametri europei evidenzia un valore attuale netto al 2032 di 3,9 miliardi come differenza tra i benefici e il costo per il periodo dal 2032 anno di apertura del collegamento, al 2061 quando cioè terminerà la concessione. Mentre il tasso di ritorno, cioè il rendimento ottenuto rispetto all’investimento, è pari al 4,5% contro lo standard Ue del 3% e già considerato un buon tasso. Questa analisi tiene conto da un lato dell’investimento di 13,5 miliardi per il progetto Ponte e dall’altro dei benefici per il risparmio di tempo e della riduzione di Co2 ottenuti con l’apertura del collegamento”.
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