La rivincita dei Pigs. Quindici anni fa l’acronimo fu utilizzato per rappresentare i 4 principali Paesi europei in crisi – Portogallo, Irlanda, Grecia e Irlanda – allargato poi all’Italia nel 2011 quando visse la crisi dello spread, le dimissioni del governo Berlusconi e la nascita dell’esecutivo tecnico guidato da Mario Monti. All’epoca la Ue, su spinta della Germania, impose politiche di austerity per tentare di risanare i conti pubblici degli Stati in difficoltà. Ora, queste nazioni sono quelle che crescono di più nell’eurozona, mentre grandi potenze come Francia e Germania sono fanalino di coda dell’economia nel Vecchio Continente, a causa dell’inflazione nata dallo choc del gas e della conseguente stretta decisa dalla Bce che ha portato il costo del denaro ai massimi da un ventennio.
Secondo l’ultimo indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona – basato su interviste a migliaia di direttori acquisti – a dicembre c’è stato un leggero peggioramento in Germania, la quale da oltre un anno è in contrazione. La Francia poi, seconda economia più grande dell’eurozona, ha registrato il peggioramento maggiore delle condizioni operative in oltre tre anni e mezzo. La Grecia invece è rimasta l’unica a riportare un miglioramento, con una crescita al livello massimo in quattro mesi. Complessivamente lo scorso mese il livello della produzione manifatturiera dell’area euro ha continuato a ridursi, con un tasso di contrazione più veloce e i dati nazionali hanno mostrato che la Francia ne è stata la causa principale. Allargando lo sguardo anche ai servizi, a dicembre l’attività è diminuita con tassi di contrazione pressoché invariati rispetto al mese precedente.
Per quanto riguarda le singole nazioni, i dati Pmi hanno rivelato che sono state le maggiori economie a trascinare in contrazione l’area dell’euro. Francia, Germania e Italia sono scese rispettivamente agli ultimi tre posti della classifica di crescita. Irlanda e Spagna, invece, hanno indicato un aumento della produzione. In particolare, l’espansione della Spagna, nonostante sia stata marginale, è stata la più rapida da luglio scorso. L’indice composito (servizi più manifattura) iberico, in particolare, è salito a 50,4 a dicembre 2023, da 49,8 a novembre, indicando la prima espansione nel settore privato del paese in tre mesi, anche se solo marginale. L’attività del terziario spagnolo è cresciuta al ritmo più rapido degli ultimi cinque mesi. Sono stati registrati volumi più elevati di nuovi affari, con le aziende di servizi che hanno segnalato come l’attività di mercato sia stata generalmente migliore. L’occupazione è inoltre aumentata in modo consistente e al livello più alto da luglio.
Anche l’Italia comunque resiste per evitare la recessione, grazie ai servizi. In base ai dati raccolti tra il 6 ed il 19 dicembre scorsi, il settore terziario italiano conclude il 2023 segnalando un calo della produzione e del flusso dei nuovi ordini, estendendo perciò a cinque mesi la sequenza di declino dell’attività. Il tasso di contrazione registrato a dicembre ha però indicato solo una marginale contrazione dell’attività. Il calo dei nuovi ordini è lievemente aumentato, mantenendosi però moderato.
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