Allarme dell’europarlamento: Troppi detriti nello spazio, serve una green economy anche in orbita

L’Unione europea ha un problema con le discariche. Non quelle di terra, per cui l’Italia si è contraddistinta, e non in bene, con procedure d’infrazione. C’è una vera e propria discarica spaziale, fatta di tanti, tantissimi residui che adesso iniziano a diventare un problema. Messa in orbita di satelliti, missioni di osservazione, trasferimento di astronauti: un’attività che adesso presenta il conto, che rischia di essere molto alto. Tanto da far suonare il campanello d’allarme. Ad attivarlo il Centro studi e ricerche del Parlamento europeo, in un’analisi dedicata al tema della sostenibilità in orbita. Tutta da rivedere.

“Oggi, 128 milioni di oggetti più grandi di 1 mm (di cui 34.000 sono più grandi di 10 cm e 900.000 più grandi di 1 cm) ruotano nello spazio a 7 km/s”, denuncia il documento. Un accumulo di detriti che “potrebbe ostacolare la nostra futura esplorazione e sfruttamento dello spazio” tanto che “nel prossimo futuro l’osservazione dell’universo dalla Terra potrebbe diventare impossibile”. Già. Perché, spiegano i realizzatori della pubblicazione, i detriti spaziali aumentano la luce nel cielo e così facendo “ostacolano l’osservazione astronomica e danneggiano la radiofrequenza, entrambe le quali necessitano di un cielo buio e silenzioso”. Da qui l’invito, a livello europeo, a rimettere mano alla ‘space-economy’, in particolare lavorando su “ulteriori programmi di ricerca sulla sostenibilità spaziale, ad esempio per valutare l’impatto sull’atmosfera superiore della combustione dei metalli durante i rientri dei satelliti”.

Un’opzione che non sembra più rinviabile, visto che già “attualmente più di 8.000 veicoli spaziali creano detriti scontrandosi con i detriti spaziali in orbita attorno alla Terra” e in prospettiva questo traffico in orbita è destinato ad aumentare. L’industria spaziale, soprattutto la produzione di satelliti, la produzione di apparecchiature di supporto a terra e l’industria dei lanci, “è in rapida crescita”. Questa corsa allo spazio e alla messa in orbita “crea sfide di sostenibilità ambientale come l’impatto dei rientri o l’inquinamento luminoso che ostacola l’osservazione astronomica e gli impatti ambientali sulla Terra stessa”. Ecco perché occorre “migliorare la sostenibilità spaziale”, raccomanda l’analisi del centro studi e ricerche dell’Europarlamento. Perché ciò sia possibile “sono necessarie un’azione politica e una migliore regolamentazione dei lanci di satelliti commerciali”, e in tal senso “questo regolamento dovrebbe essere incorporato nella politica ambientale dell’Ue”.

La sfida, però, sarà soprattutto economica. Al netto di iniziative legislative serviranno risorse. “Una posizione europea di impatto richiederebbe investimenti nell’innovazione e sostegno alle start-up e alle aziende che possono svolgere un ruolo nell’economia spaziale”. Si suggerisce l’introduzione di un sistema di etichettatura sostenibile. “L’uso sistematico di strumenti di valutazione della sostenibilità spaziale potrebbe aiutare a incoraggiare gli attori spaziali a progettare e realizzare missioni spaziali più sostenibili e più responsabili per la sostenibilità a lungo termine dell’ambiente spaziale”.

Elena Fois

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