URSULA VON DER LEYEN PRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA
L’Ue ha deciso: “E’ ora di chiudere i rubinetti del gas russo“. Parte da questo obiettivo il 19esimo pacchetto di sanzioni europee alla Russia, che colpiranno anche banche, criptovalute e attori di Paesi terzi che aiutano Mosca nella guerra all’Ucraina.
La Commissione ha fretta di portare a casa il sì degli Stati membri, perché “vogliamo che Mosca abbandoni il campo di battaglia e si sieda al tavolo dei negoziati“, scandisce la presidente, Ursula von der Leyen, convinta che questo sia “il modo per dare alla pace una possibilità concreta“.
Le parole della leader Ue sono dure. Ricorda che non solo “nell’ultimo mese, la Russia ha dato prova del suo totale disprezzo per la diplomazia e il diritto internazionale“, lanciando “alcuni dei più grandi attacchi con droni e missili contro l’Ucraina”, ma “anche le minacce alla nostra Unione stanno aumentando“, con i droni russi Shahed che “nelle ultime due settimane hanno violato lo spazio aereo sia in Polonia che in Romania“. Per von der Leyen “queste non sono le azioni di chi vuole la pace“. Ecco perché la risposta al Cremlino deve essere dura.
In primo luogo anticipando i tempi della stretta sul fronte energetico. “L’economia di guerra della Russia è sostenuta dai proventi dei combustibili fossili” e, di fatto, “stiamo vietando le importazioni di Gnl russo nei mercati europei“. Ciò accadrà, come riferisce l’Alta rappresentante per la Politica estera, Kaja Kallas, “entro gennaio 2027“, un anno prima rispetto alle previsioni del RepowerEu. “È ora di chiudere i rubinetti, siamo pronti a farlo“, tuona von der Leyen, ricordando il cammino dell’Europa negli ultimi anni: risparmi di energia, diversificazione delle forniture, investimenti nelle fonti a basse emissioni di carbonio “come mai prima d’ora“.
Ma non finisce qui, visto che la presidente annuncia anche un taglio al price cap del petrolio fino a 47,6 dollari. Solo ieri, dal Regno Unito, il presidente americano, Donald Trump, aveva ‘esortato’ a far scendere il prezzo del greggio, così “Putin non avrà altra scelta se non quella di abbandonare la guerra“.
Per “rafforzare l’applicazione delle sanzioni“, poi, nella lista Ue finiscono “altre 118 navi della flotta ombra“, portando il totale a più di 560 imbarcazioni soggette alle misure dell’Ue. Stretta anche verso “le principali società di commercio di energia Rosneft e Gazpromneft” che ora “saranno soggette a un divieto totale di transazione“, così come “anche altre società saranno soggette al congelamento dei beni“. Il punto per Bruxelles è perseguire “coloro che alimentano la guerra della Russia acquistando petrolio in violazione delle sanzioni“, evidenzia von der Leyen. Quindi l’azione dell’Ue si allarga e ora prende “di mira raffinerie, commercianti di petrolio e società petrolchimiche in Paesi terzi, compresa la Cina“. Perché “in tre anni, le entrate petrolifere della Russia in Europa sono diminuite del 90%. Ora stiamo voltando pagina per sempre“, specifica netta von der Leyen.
Secondo pilastro del 19esimo pacchetto di sanzioni è concentrato sulla lotta alle “scappatoie finanziarie utilizzate da Mosca per eludere le sanzioni“. In altre parole, divieti di transazioni per altre banche in Russia e in Paesi terzi. E “per la prima volta le nostre misure restrittive colpiranno le piattaforme di criptovalute e vieteranno le transazioni in criptovalute“, precisa von der Leyen. “Stiamo intensificando la nostra repressione dell’elusione” e “man mano che le tattiche di elusione diventano più sofisticate, le nostre sanzioni si adatteranno per rimanere un passo avanti“. Non solo. “Stiamo stilando un elenco delle banche straniere collegate ai sistemi di pagamento alternativi russi” e “stiamo limitando le transazioni con entità situate in zone economiche speciali“, prosegue.
Un punto su cui insiste anche Kallas: “La guerra del Cremlino dipende dai flussi di denaro illeciti. Il nostro obiettivo è eliminarli alla radice. Ecco perché proponiamo di intervenire contro i sistemi di evasione finanziaria russi nei Paesi terzi, anche tramite criptovalute” e “stiamo anche prendendo di mira il sistema russo delle carte di credito MIR“. In più, con l’obiettivo di “interrompere le forniture all’industria militare russa, in modo che non possa alimentare la sua macchina da guerra“, il 19esimo pacchetto inserisce “più sostanze chimiche, componenti metallici, sali e minerali ai nostri divieti di esportazione“, dettaglia l’Alta rappresentate. “E stiamo rafforzando i controlli sulle esportazioni per le entità provenienti dalla Russia, dalla Cina e dall’India“, illustra l’ex premier estone.
A questi due elementi del pacchetto, se ne aggiunge un terzo: nelle misure restrittive finiscono 45 nuove società in Russia e in Paesi terzi per il loro supporto a Mosca. “In una guerra guidata dall’innovazione, è fondamentale impedire alla Russia l’accesso alle tecnologie chiave. Soprattutto quando si tratta di droni“, chiarisce von der Leyen. Mentre per Kallas il messaggio di Bruxelles “è chiaro: chi sostiene la guerra della Russia e cerca di eludere le nostre sanzioni ne subirà le conseguenze”. Mentre, in parallelo, von der Leyen ne approfitta per ribadire che continua il lavoro “a una nuova soluzione per finanziare gli sforzi di difesa dell’Ucraina sulla base dei beni russi immobilizzati” e che “presto” arriverà una proposta della Commissione europea per l’utilizzo dei saldi di cassa associati ai beni russi per fornire all’Ucraina un prestito di riparazione.
Von der Leyen e Kallas non hanno dubbi, le sanzioni mordono l’economia russa e sono la leva per spostare Putin dal campo di battaglia al negoziato.
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