“Siamo all’inizio di un processo di trasformazione”. Lo dice Antonio Marcegaglia. E aggiunge: “Dovremo abituarci a vendere non più tonnellate di acciaio, ma metri quadrati di bellezza”. In un colloquio con il Corriere Economia, spiega poi il progetto ‘Steel of Art’: “E’ sbagliato il presupposto, cioè la concezione che confina il settore all’industria pesante. L’acciaio brutto, cattivo, inquinante… Non è così, non più. O almeno: non è così per la quasi totalità delle imprese italiane. Si parla di siderurgia imprigionati dalle vicende Ilva e si ignora completamente l’altro fronte: l’intera filiera italiana dell’acciaio è l’indiscusso campione green d’Europa. Ecco, per Marcegaglia il progetto Steel for Art significa anche evidenziare questi aspetti al grande pubblico. Quanto al business: abbiamo preso la tecnologia della stampa digitale su lamiera e l’abbiamo applicata a un processo industriale su coil nella logica di fornire un prodotto riciclabile, economico, durevole. E fatto su misura – diciamo pure à la carte – delle esigenze di architetti, designer, costruttori, amministratori pubblici. Non mi sembra poco”.
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