“La plastica è onnipresente nelle nostre vite e la sua produzione continua a crescere a livello globale: se oggi viaggiamo intorno ai 450 milioni di tonnellate all’anno, si stima che, in assenza di una regolamentazione adeguata, nel 2060 la produzione sarà tre volte l’attuale. Una delle pericolose conseguenze dell’aver riempito il pianeta di questo materiale non biodegradabile è rappresentato dalla presenza ormai diffusa di microplastiche”. Lo scrive in un suo intervento su La Stampa Antonella Viola, biologa e divulgatrice scientifica. “Studi recenti hanno infatti dimostrato che gli esseri umani sono direttamente esposti agli effetti di queste particelle, che entrano nel nostro corpo attraverso il cibo, l’acqua e l’aria. Non basta infatti evitare di scaldare il cibo col microonde nei contenitori di plastica – condizione che in effetti causa il rilascio di milioni di particelle e che va quindi evitata: studi recenti hanno dimostrato che un adulto ingerisce circa 2.000 microplastiche all’anno solo attraverso il sale da cucina e che ci sono circa 240.000 particelle (per lo più nanoplastiche) in ogni litro di acqua imbottigliata”, denuncia ancora Viola. La soluzione? Questa: “Data l’enorme diffusione delle microplastiche nell’ambiente e la costante e inevitabile esposizione ad esse, i dati che abbiamo finora ci suggeriscono quindi di rivedere urgentemente le nostre politiche – e le nostre abitudini – e di puntare ad una drastica riduzione dell’uso e della produzione di plastiche. Un’azione che, come spesso accade, gioverebbe contemporaneamente al pianeta e alla nostra salute”.
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