“Il riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate rappresenta una pratica da perseguire in ottica di chiusura del ciclo della risorsa idrica come misura di contrasto alla riduzione della disponibilità di acqua, soprattutto in corrispondenza dei sempre più frequenti periodi di siccità”, ha evidenziato Luigi Sciubba del Laboratorio ENEA di Tecnologie per uso e gestione efficiente di acqua e reflui. “Tale pratica – conclude – può rappresentare un utile supporto alla produttività dei sistemi aziendali, tra cui, in primis, quelli agricoli, nei quali il reperimento di una fonte idrica non convenzionale si associa anche al recupero diretto di nutrienti a favore dei suoli e delle colture”.
L’innovazione, evoluzione del progetto VALUE – CE IN finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sviluppo e Coesione, risponde ai dettami del Regolamento EU 2020/741, entrato in vigore nel 2023, che punta a promuovere e uniformare le pratiche di riutilizzo dell’acqua in tutto il territorio della comunità europea. La fonte europea introduce differenti categorie di colture irrigabili a ciascuna delle quali corrisponde un livello di qualità delle acque definito in base ad alcuni parametri di tipo chimico-fisico e microbiologico; tra questi, anche la carica batterica che, tramite la rilevazione del batterio Escherichia coli, è di particolare importanza per la minimizzazione dei rischi.
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