Resteranno pochissimi ghiacciai sotto i 3000 metri di quota. È l’indicazione che arriva dalle misurazioni effettuate lo scorso 17 settembre dal gruppo di lavoro della Società Meteorologica Italiana, Arpa Piemonte, Parco Nazionale Gran Paradiso in collaborazione con Iren Energia, che ha eseguito le misure di bilancio di massa e variazione frontale al Ghiacciaio Ciardoney, in Valle Soana. Lo riporta La Stampa che evidenzia come il caldo fortissimo di luglio-agosto abbia determinato la completa fusione non solo dello straordinario manto nevoso primaverile (5 metri a inizio giugno), ma anche del ghiaccio sottostante per spessori variabili tra circa 55 e 220 centimetri. “Tuttavia sorprende – sottolineano gli esperti – come di fronte all’aumento delle temperature e della fusione estiva, nemmeno un’alimentazione nevosa straordinaria sia riuscita a scongiurare un bilancio di massa negativo a fine estate”.
“A guidare l’attuale deglaciazione è soprattutto l’aumento delle temperature estive che accelera l’esaurimento del manto nevoso e allunga il periodo di esposizione dei ghiacciai a radiazione solare e temperature sopra lo zero – spiegano gli autori della ricerca – mentre le precipitazioni invernali, più o meno abbondanti, hanno un ruolo marginale in questa evoluzione”.
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